Roma, non fare la stupida con gli Stones
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«Oi ‘ndemo veder i Pin Floi» cantava nel 1989 un bidello di Mestre di nome Skardy sul ritmoreagge dei Pitura Freska. Il 15 luglio del 1989 i Pink Floyd tennero un concerto a Venezia su un enorme palco galleggiante. Il giorno dopo piazza San Marco apparve come un enorme discarica, i calli e i campielli usati come delle cloache.
I tg nazionali non fecero sconti al mito dei Pink Floyd: «Shock da alta marea urbana… un’alluvione giunta dalla terra ferma… rifiuti come arredo urbano». La giunta Pci-Psi-Psdi-Pri-Verdi guidata dal sindaco repubblicano Casellati si dimise in blocco, salvo poi essere riconfermata un mese più tardi. Fran Tomasi il manager dell’evento, fallì l’anno dopo, affossato finanziariamente dal colpo di grazia del tour negli stadi dei Rolling Stones, disertati dal grande pubblico. Per l’appuntamento con la Storia in laguna accorsero da tutta Europa, anche perché era gratis.
Il Circo Massimo non è piazza San Marco ma un giardinone brullo e buio nel cuore di Roma, in attesa di una Grande Normalità più che di occupazioni a effetto. Invece anche per il concerto degli Stones è servita sul piatto la Storia, quella della Roma immortalata dall’Oscar di Sorrentino. Gli Stones fiore all’occhiello dell’estate romana da cui si aspettano milioni di turisti dopo l’Oscar. La band porta con sé un palco largo 40 metri, alto venti e con quattro torri di 16 metri l’una.
L’appuntamento con la Storia non è gratis, biglietto a 78 euro esclusi i diritti di prevendita. L’ultima grande adunata oceanica, quella per lo scudetto della Roma nel 2001, provocò le sfuriate dal palco del presidente Franco Sensi e di Antonello Venditti che invitarono centinaia di tifosi a scendere dalle mura del Palatino e dai tetti del monastero benedettino attaccato alla basilica di Santa Anastasia. Il sindaco Marino ha parlato di un sogno che si realizza. Federica Galloni, direttore generale ai Beni culturali del Lazio, ha dato l’ok. La soprintendente ai Beni archeologici Maria Rosaria Barbera ha espresso un parere diverso ma non vincolante, parlando di rischi elevati e soprattutto prevedibili, di allestimenti invasivi e una godibilità ridotta proprio dei monumenti per cui si concede l’evento. Chiosando però che «d’altra parte non sfuggono l’eccezionalità e unicità di tale evento e la ricaduta positiva che il suo svolgimento potrà avere per la città». A nulla valgono le forti riserve, per Roma c’è sempre quell’occasione unica, da non perdere, per risollevarsi dagli affanni con un colpo solo: come se la città, sentendosi esclusa dai giri che contano, fosse costretta a imbucarsi alla festa altrui, barattando la storia millenaria e delicata con un abito nuovo a noleggio. Da anni lo spazio di Capannelle – che ha ospitato i trionfi di Bruce Springsteen e Radiohead – e lo stadio Olimpico ospitano molti dei grandi concerti estivi che passano per la capitale, sono però arene improvvisate e sottolineano la mancanza di spazi adeguati. Il concerto degli U2 all’aeroporto dell’Urbe nel 1997 mise in ginocchio un intero quadrante della città. Da quella serataccia non è cambiato nulla, gli Stones potevano servire a trovare nuove soluzioni invece la cornice storica è stata usata per sedurre e convincere, Roma nun fa’ la stupida stasera. Chi si è già inventato un appuntamento con la Storia è l’artista Francesco Visalli che sulla Roma della Grande Bellezza ha messo la sua bandierina. A novembre scorso, indisturbato, ha fatto piantare sulla sommità del Circo Massimo un lastrone di acciaio, di tre metri per tre e del peso di due tonnellate, «costo 23mila euro compreso il posizionamento». L’intruso di Visalli è durato tre mesi fino alla rimozione di gennaio: peccato, poteva finire dentro il pacchetto offerto agli Stones. Ora però di bandierine se ne aspettano 65mila, queste le stime per coprire i costi. L’area dovrà essere chiusa, per tutelare gli spettatori paganti, che saranno tutti in piedi perché i vincoli archeologici non prevedono tribune. C’è pure da proteggere il cantiere archeologico aperto da anni (di cui il sito ufficiale non dà più notizie dal 2011) e in cui di recente è stato trovato un tesoretto di 600 monete di bronzo. Adesso per la 500 della Grande Bellezza guidata da Sorrentino il problema sarà trovare parcheggio, o avverrà il vero miracolo che ogni cittadino romano sogna? E soprattutto, vale la pena di chiedere al bistrattato Circo Massimo di tollerare la sbornia per gli Stones?
fonte: Europa
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