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“Troppa pioggia, all’Arena serve un maxi ombrello”

30 luglio 2014 - «Coprire» l’Arena di Verona? Mettere un coperchio sul più bel catino ereditato dall’Antichità? E perché no? Ieri
L’Arena, inteso come il quotidiano di Verona, ha scritto che il sindaco, Flavio Tosi, vuole lanciare dopo l’estate un concorso internazionale di idee per incappucciare l’Arena, intesa come l’anfiteatro romano.

Del progetto si parla da tempo. La spinta decisiva per portarlo avanti è arrivata da quest’estate monsonica. Piove (quasi) sempre e la stagione operistica estiva soffre. Il sovrintendente dell’Arena, in tesa come Fondazione lirica, Francesco Girondini, calcola che, su venticinque serate del festival, fino a oggi almeno la metà è stata perturbata dal maltempo: quattro recite sono state annullate e sette sono iniziate in ritardo o non sono finite. Per i ritardi, poco male, almeno per le casse dell’Arena, perché basta che sia stato rappresentato il primo atto e i biglietti non si rimborsano. Però, spiega Girondini, «il problema riguarda le vendite di giornata», insomma il botteghino nel giorno stesso dello spettacolo. «Siamo sotto del 50% e d’altra parte se durante la giornata piove e le previsioni non sono buone i turisti logicamente non acquistano i biglietti». Piangono anche ristoratori e osti del Liston, per i quali l’Arena è un business che si sta sciogliendo sotto l’acqua.
La soluzione ce l’ha Tosi. Il progetto potrebbe sembrare o pazzesco o irrealizzabile o tutti e due insieme, ma il sindaco è decisissimo. Anzi, racconta di averne già parlato al ministro dei Beni culturali precedente, Massimo Bray: «Mi aveva risposto che avrebbe valutato il progetto. Lo stesso sovrintendente ai Beni archeologici Tiné ci ha detto di provare, di lanciare l’idea».
Tosi sostiene che la copertura farebbe bene, oltre che agli incassi dell’Arena, anche all’Arena come edificio, visto che il rischio maggiore per il monumento, che pure è arrivato fino a oggi dal primo secolo d.C. in ottime condizioni, è la pioggia che attraversa le pietre e penetra nel suolo. Per fortuna, la coperta prevista, ancora tutta da discutere, dovrebbe essere mobile, «staccata quindi ma di qualità», profetizza il sindaco.

In effetti, anche i romani avevano previsto un velario. Però la pioggia disturbava in maniera molto relativa i giochi dei gladiatori o le altre attività cui è stata adibita l’Arena nei secoli, roghi di eretici, tornei cavallereschi, ascensioni in pallone e meretricio (in uno statuto del 1276 si stabilisce che le prostitute veronesi potevano esercitare solo lì).
Invece sotto l’acqua l’opera proprio non si può fare, perché inizia subito il fuggi fuggi degli orchestrali che devono mettere in salvo i loro preziosi strumenti e «singing in the rain» si può farlo al cinema, non se devi cantare Radamès davanti a diecimila tedeschi...

Fonte: La Stampa

Idea Grafica di Giorgio Papallo.