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Il fisco le suona a David Guetta, ma è fuori tempo

È proprio di questi giorni la notizia secondo cui un importante gruppo musicale (i Sensation) avrebbe comunicato l’annullamento della tappa italiana del proprio tour, in programma il 18 aprile prossimo a Bologna, per effetto degli elevati costi fiscali gravanti sugli incassi dello spettacolo. Tecnicamente il problema è generato dall’inclusione della performance della band nella categoria degli “intrattenimenti danzanti”, per i quali l’incidenza complessiva dei tributi sui ricavi lordi ammonta al 48% (tra IVA, imposta sugli intrattenimenti e diritti d’autore), rendendo così economicamente insostenibile l’evento.

A determinare questo stato di cose, che rende evidentemente l’Italia quanto mai inadatta ad ospitare eventi come quello dei Sensation, concorre una normativa anacronistica che ruota attorno al concetto di “esecuzione musicale”, e che si può brevemente sintetizzare in tre dispositivi: quando l’esecuzione musicale è pari o superiore al cinquanta percento della durata complessiva delle esecuzioni musicali, l’attività è classificata come “spettacolo”, ed è assoggettata al solo regime ordinario IVA ai sensi dell’articolo 74–quater del d.P.R. n. 633 del 1972, anche se effettuata in discoteche e sale da ballo; quando l’esecuzione musicale è effettuata con l’utilizzazione di musica prevalentemente pre-registrata, la stessa è assoggettata all’imposta sugli intrattenimenti, nonché ad IVA (sempre con aliquota ordinaria) secondo le disposizioni dell’articolo 74, sesto comma, del DPR n. 633 del 1972; infine, quando l’esecuzione musicale assume la veste di “concerto vocale o strumentale”, allora essa è soggetta alla sola IVA con l’aliquota ridotta del 10%.

Secondo quanto ripetutamente affermato sia dall’Agenzia delle Entrate, sia dalla SIAE, il concerto si caratterizza per un’esecuzione prevalentemente dal vivo, che può avere anche carattere esclusivamente strumentale, e che si svolge in un luogo deputato all’ascolto della musica prodotta dall’artista. Si nega però che si possa parlare di musica dal vivo in presenza dell’impiego di uno strumento musicale polifonico che si avvalga di una vera e propria orchestrazione preordinata o pre-registrata, con imitazione o riproduzione di vari e diversi strumenti musicali; ovvero anche quando l’emissione della musica avviene attraverso l’uso di basi musicali pre-registrate o preordinate.

Tale partizione rigida tra spettacolo e intrattenimento non tiene però conto dell’evoluzione che si è avuta negli ultimi anni nell’ambito delle rappresentazioni musicali, con l’affermazione di personaggi come David Guetta o di gruppi come i Kraftwerk e, appunto, i Sensation; questi, lungi dal dare luogo a una sorta di karaoke o di gigantesche discoteche, propongono brani musicali originali riprodotti attraverso l’ausilio di strumenti meccanici.

La verità è che, mentre in passato l’utilizzo di musica preordinata e pre-registrata veniva visto come escludente tout court la qualificazione concertistica dell’evento, ritenendo che chi si fosse avvalso di tali basi non fosse altro che un mero riproduttore di suoni altrui, oggi non è più così, poiché il panorama artistico si è modificato sostanzialmente. L’utilizzo di tecnologie, infatti, non preclude la realizzazione di un evento “originale”, in cui l’artista propone al pubblico i “propri” brani, magari ottenuti anche miscelando brani altrui, ma comunque fornendo al pubblico un prodotto nuovo e diverso (ciò che, ad esempio, un disc jokey non fa). In altri termini, ciò che dovrebbe consentire di distinguere un concerto dal vivo da una mera esecuzione musicale è l’originalità del primo, caratteristica che nel secondo non si riscontra. Originalità che è data sia dalla riconoscibilità dei brani, promossi come “propri” dell’artista (tanto come paternità, quanto come esecuzione), sia dalle caratteristiche dell’allestimento, in cui con sempre maggiore frequenza interagiscono suono, effetti scenici, videoproiezioni e luci, dando così luogo a un evento che assume tutte le caratteristiche per poter essere considerato spettacolo.

Considerare eventi del genere come “intrattenimento” è del tutto fuori luogo, in quanto la partecipazione dello spettatore ad uno show come quello proposto da questo tipo di artisti è meramente passiva, nel senso che egli non ne diventa un comprimario; né più né meno di quanto accade quando si assiste alla performance di un gruppo vocale classico.

Ritornando alla notizia che ha dato lo spunto per le presenti riflessioni, spiace constatare che nonostante la tematica sia da tempo all’attenzione tanto della SIAE quanto

dell’Agenzia delle Entrate, si è persa l’occasione per fornire in via interpretativa quei chiarimenti che avrebbero scongiurato tale perdita di ricchezza e di opportunità.

E ciò a prescindere da più ampie riflessioni su un Fisco che per essere troppo vorace incentiva, nella migliore delle ipotesi, l’astensione dei contribuenti dal realizzare le fattispecie imponibili e dunque dal produrre ricchezza.

fonte: Il Rottamatore

Idea Grafica di Giorgio Papallo.