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Sulle note di “Oro” Mango muore durante il concerto

La morte, quando decide, non siguarda intorno e non bada alle convenienze.
Ma con Pino Mango ha fatto un’eccezione, e per portarselo via ha scelto unmomento fortemente
simbolico, un concerto: ha aspettato con pazienza l’applauso per la celebrazione dei trent’anni di Oro, che nel 1984 gli aveva dato la prima fama, e gliela ha lasciata cantare con le sue belle preziosità vocali in bella vista, come purtroppo si evince dal video che sta girando min rete e del quale si farebbe graziosamente
a meno. Gli ha poi mlasciato il tempo di chiedere scusa, per quel malore che stava salendo me non avrebbe lasciato più tempo. Poi, tutto finito. Il tonfo, la corsa inutile all’ospedale, e da quel momento il tempo che si vuole per noi, per ragionare sull’assurdità mdi muna fine simile, moppure al contrario discettare su un finale di partita giusto e che lo avrebbe fatto (compatibilmente) contento, uno come lui che della musica aveva fatto il centro della vita, e pazienza se l’oggi non era più d’oro puro come cantava invece quella sua canzone con il testo di Mogol.
Sono momenti magri per tutti, e come ogni cantautore di razza Mango soffriva l’ansia di lavorare il triplo per risultati modesti. Si era anzi appena confessato a
Radio Due della troppa stanchezza, aveva parlato dei chili accumulati con i sessant’anni suonati appena un mese fa, e di quelle due ore per ogni concerto che sembravano non finire mai: anche perché lui dentro ci metteva tutta l’anima. Con la cura della discografica Mara Maionchi, che lo aveva scoperto, era diventato celebre e rispettato per la sua tecnica interpretativa. Un falsetto dolce, di petto, sapiente e non zuccheroso, che lo aveva portato molte volte a Sanremo, gli aveva regalato successi come Bella d’estate (testo di Dalla) o Lei verrà. Trasportava le canzoni su territori non convenzionali.
Guardava ai mondi Sullenotedi “Oro” Mango muore durante il concerto Il cantautore stroncato da un infarto a 60 anni Stava celebrando i 30 anni del suo brano più famoso che circondano come una corona a rovescio la nostra penisola, riempiva la gola di riferimenti alla vocalità araba e nordafricana, si faceva ponte fra le culture. Un militante della worldmusic. Aveva anche scritto per altri colleghi, spesso con il fratello Armando: da Mia Martini al la Berté, che cantò la sua Re scandalizzando Sanremo con il pancione, da Patty Pravo a Mietta. Era,Mango, una bella persona.
Un uomo solare e modesto, che credeva più nella musica che nel successo. Non a caso la morte se l’è portato via poco lontano dalla sua casa di Lagonegro, a Policoro, in un concerto dedicato alle speranze di pace e
integrazione razziale. L’ultimo album, L’amore è invisibile era uscito alla fine di maggio. Tre inediti e un’infilata di autentiche riscritture di pezzi celebri come One degli U2: «Mi piacerebbe sapere cosa ne pensa Bono»,mi aveva detto proprio in occasione di quell’uscita. Nel disco ci sono i tamburi del figlio diciannovenne
Filippo, le voci della figlia Angelina, 14 anni, e della moglie amore di una vita Laura Valente, a sua volte brava vocalist, già solista e voce femminile dei Matia Bazar subito dopo mAntonella Ruggiero. Una famiglia tutta musicale, stanziata nel buen retiro della nativa Lagonegro, da ieri priva del suo motore.

fonte: La Stampa

Last modified onWednesday, 10 December 2014 11:00
Idea Grafica di Giorgio Papallo.