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Segreteria Assomusica

Siae: ok Commissione Camera, Gino Paoli Presidente Consiglio Gestione

15 maggio 2013 - Ok della commissione Cultura della Camera a Gino Paoli presidente del Consiglio di gestione della Siae, la societa' italiana degli autori ed editori. La commissione, presieduta da Giancarlo Galan, ha dato a maggioranza parere favorevole. L'iter di nomina stabilisce che il presidente venga nominato con decreto del Presidente della Repubblica su proposta del presidente del Consiglio dei ministri di concerto con il ministro per i Beni e le attivita' culturali e con il ministro dell'Economia, previa designazione da parte della assemblea Siae. Nella proposta di nomina del noto cantautore e' stato sottolineato che possiede tutti i requisiti per diventare presidente del Consiglio di gestione della Siae. E' stato sottolineato che Paoli ha svolto una intensa e "prolifica attivita' artistica come autore ed interprete musicale", la cui fama e' di livello internazionale.
Ha esercitato anche attivita' imprenditoriale nel settore dell'editoria producendo repertori personali e cataloghi stranieri, e' stato deputato nella X legislatura come indipendente di sinistra. Ed e' stato anche assessore alla cultura nel Comune di Arenzano, in provincia di Genova.

Fonte: www.agi.it

Una tassa a favore della cultura? Prendiamo sul serio l’idea di Parigi

15 maggio 2013 - Legare al collo della cultura la macina da mulino delle tasse sembra a prima vista il colpo di grazia, il metodo migliore per sostituire l'indifferenza infastidita - che è oggi il sentimento popolare prevalente verso tutto ciò che di cultura abbia un vago sentore - con una dichiarata ostilità. I benpensanti devono farsene una ragione: all'Italia la cultura non va tanto giù, non è sentita, non muove gli animi, non scalda i cuori.

È stata per troppo tempo associata con il privilegio di pochi e l'esclusione di molti. Appannaggio una volta dei signori, così brevemente intesi, sostituiti più di recente da accademici altezzosi, da lagnosi questuanti, da finti entusiasti, da buonisti ipocriti. La gente comune - quella che, secondo Lincoln, Dio deve amare molto, visto che ne fa tanta - guarda con fondata diffidenza agli alti lai, agli appelli, alle proteste di attori, cantanti, scrittori, cosiddetti operatori culturali, categorie che associa volentieri all' otium signorile, specie quando si autofregiano del titolo di lavoratori.

È una triste e lunga storia. Lo stato unitario, che contava diciassette milioni di analfabeti su una popolazione di ventidue, aveva altre urgenze, l'istruzione elementare in primo luogo. E altre convinzioni: riteneva che la cultura non dovesse essere per tutti, ma instrumentum regni, nelle mani esclusive della classe dirigente, come poi in effetti è stato. La Repubblica si è soprattutto preoccupata di dare agli italiani un po' di prosperità, finché ha potuto. Nel frattempo la cultura doveva aspettare tempi migliori. I quali naturalmente non sono mai venuti e quando anche la prosperità è evaporata si è dato inizio alla raschiatura del barile. Grossolana e brutale, bisogna dire, ma nella sua rozzezza giustificata a posteriori dalla inconcludenza retorica delle indignate reazioni. Questo è il desolato paesaggio italiano su cui cade la notizia che in Francia il governo intende finanziare la cultura attraverso una tassa sui telefonini, non è chiaro se sugli apparecchi o sul fatturato delle aziende di telefonia o su entrambi (ma non fa molta differenza, visto che a pagare sarà comunque il consumatore).

Si può fare altrettanto in Italia? Accidenti, no! (Prima e vibrata reazione) Un'altra tassa! Come si può vessare un consumo popolare per sussidiare un mondo e un comportamento elitario? Per non parlare di Hollande, con i suoi goffi modi e i suoi istinti punitivi! E tuttavia... Innanzitutto questo sarebbe un segno. Una decisione, finalmente, invece di infiniti rattoppi e pianti silenziosi. Un segno di volontà politica, di non fermarsi ai lamenti e di non arrendersi alle forze maggiori. Il segno dell'importanza attribuita davvero alla cultura. Al punto di sfidare apertamente l'impopolarità pur di fare intendere a tutti cittadini che la cultura è cosa loro, di tutti loro, ma che non piove dal cielo e che vi sono costi che vanno sostenuti oggi. A rischio altrimenti di perdere senza rimedio una parte molto rilevante della nostra eredità collettiva. Confessando anche, francamente, che si è sbagliato, molto sbagliato, ma che se si attendono i benefici risultati dei ravvedimenti (supposti? sperati? auspicati? attuali?) si rischia di arrivare troppo tardi. Siamo, anche qui, una cicala che cerca di trasformarsi in una formica.

Operazione difficile, ma sempre meglio che morire. In secondo luogo una chiara ed esplicita assunzione di responsabilità. Perché non sarebbe possibile, dopo aver istituito una tassa così direttamente finalizzata, nascondere i soldi, disperderli in mille rivoli, farli in sostanza sparire. Occorrerebbe dire quanti di preciso sono, come si intende impiegarli e con quali priorità. Verrebbe così in luce la semplice verità che tutto non si può fare, il nebuloso concetto di scelta acquisterebbe una sua concretezza e si inizierebbe a ragionare su che cosa va incrementato e che cosa diminuito o eliminato, anziché proseguire con la falciatrice dei tagli lineari. In terzo e ultimo luogo si potrebbe - incredibile a dirsi - parlare di investimenti. Che non vuol dire credere che la cultura si trasformi in denaro dalla sera alla mattina, cosa propria del campo dei miracoli di Pinocchio. Al contrario significa pensare ai tempi lunghi, capire che investendo in cultura si migliora la materia prima umana, l'unica che non conosce inflazione, deprezzamenti e crolli. Se questo è il fine anche una nuova tassa può persino diventare accettabile. Certo è seccante che l'idea sia venuta a Hollande...

Francia, una tassa su smartphone e tablet Così possiamo sostenere la cultura

13 maggio 2013 PARIGI - Ancora una volta, la Francia potrebbe essere la prima nazione a sperimentare un nuovo sistema per finanziare e difendere l' industria culturale. Il governo sta infatti pensando di applicare una tassa sull' acquisto di tablet e smartphone, il cui ricavato andrebbe poi a sostenere artisti e autori delle opere fruibili sugli stessi supporti tecnologici. È una delle proposte contenute nel rapporto commissionato qualche mese fa dal presidente Hollande - e che verrà presentato oggi - , proprio per cercare soluzioni alla crisi del settore, sempre più colpito dal download illegale e dalla cultura "free", gratis, delle nuove generazioni. A sostenere l' idea, destinata a far discutere, è Pierre Lescure. Il giornalista-imprenditore, che aveva contribuito al lancio della tv a pagamento Canal+, è stato scelto da Hollande per studiare misure in favore della protezione del diritto d' autore. L' intenzione è anche quella di archiviare il cosiddetto sistema Hadopi, varato dall' ex presidente Nicolas Sarkozy e basato su pesanti sanzioni per la pirateria online. La Francia è stata infatti, quattro anni fa, la prima nazione a scegliere un approccio così severo sulla difesa del copyright. Ma già in campagna elettorale Hollande aveva promesso di "superare" il sistema Hadopi, molto impopolare tra i giovani e considerato anche inefficace da una parte degli esperti. Secondo Lescure bisogna arrendersi all' evidenza: è complicato convincere i francesi, soprattutto le nuove generazioni, a versare qualche euro per poter scaricare legalmente un discoo un film. D' altra parte, però, molte persone sono disposte a pagare dai 400 euro in su per avere un iPad o un Galaxy. Da qui la proposta rivoluzionaria: far pagare un piccolo balzello su ogni prodotto tecnologico. Questo nuovo canale di finanziamento permetterebbe di avere ricavati sicuri, vista la diffusione dei prodotti tecnologici. L' altro aspetto della proposta è coinvolgere Apple, Google e Amazon nel loro duplice ruolo: produttori delle nuove tavolette ultratecnologiche ma anche diffusori dei contenuti culturali online. Non è sicuro che questa proposta riuscirà a mettere d' accordo tutti. Di certo, però, il governo vuole difendere la famosa "eccezione culturale", che dà il titolo al rapporto di Lescure. L' espressione venne coniata negli anni Ottanta dai socialisti, in particolare dall' ex ministro della Cultura Jack Lang, per definire la politica di Parigi che poneva una serie di limiti alle leggi del mercato in campo culturale. Il sistema inventato all' epoca, e che ha funzionato fino adesso, prevede che gli operatori del mondo culturale, dai cinema alle radio, versino una parte dei ricavati in favore degli autori. Da quando i supporti digitali hanno cambiato anche la diffusione delle opere è diventato urgente trovare un nuovo sistema.

Dall'inviato ANAIS GINORI

Fonte: www.repubblica.it

Londra, Berlino: entro l'anno il database unico per gestire i diritti musicali

- Uffici e quartier generale a Londra, centro operativo a Berlino. Si avvicina il lancio del Global Repertoire Database (GRD), ambizioso programma destinato a gestire a livello mondiale la catalogazione delle opere musicali e della loro proprietà al fine di facilitare la gestione dei diritti e la concessione delle licenze e di ridurre drasticamente gli ingenti costi legati alla duplicazione dei dati su sistemi e software diversi.

Il progetto, gestito da Deloitte, è promosso dal GRD Working Group, organizzazione che include 14 aziende tra società di edizioni musicali, agenzie di collecting, associazioni di categoria, servizi di musica digitale e operatori di telefonia mobile: ne fanno parte, tra gli altri, Universal Music Publishing, Sony/ATV/EMI Publishing, Warner Chappell, iTunes, Google, Rara.com, Omnifone, ASCAP e  BMI (le società degli autori americane), GEMA (Germania), SACEM (Francia),  PRS For Music (Regno Unito), SGAE (Spagna) e SIAE.

L'ufficio londinese, che aprirà nel corso dell'anno, provvederà al business development e all'amministrazione mentre il centro berlinese curerà registrazione ed elaborazione dei dati. "Il Global Repertoire Database è necessario per garantire l'effettivo funzionamento nel 21mo secolo dei sistemi di licenza e di gestione dei diritti e delle procedure di pagamento delle royalty sulle opere musicali", ha spiegato in un comunicato Kenth Muldin, presidente della confederazione internazionale delle società degli autori e compositori CISAC. "Un'unica e autorevole panoramica globale sulla proprietà musicale, accessibile in tempo reale, significherà che chiunque voglia allestire un servizio musicale lo potrà fare più rapidamente: ciò implica un maggior numero di scelte legali a disposizione dei consumatori e degli appassionati di musica e un modo più efficiente di identificare coloro cui spetta una royalty per l'uso della loro musica".

"Crediamo che questo sviluppo rappresenti un grande passo avanti per chi ha come parte integrante del suo core business la licenza dei diritti musicali", ha aggiunto l'amministratore delegato del servizio di streaming Rara.com, Jez Bell. "Anche se non possiamo aspettarci che il GRD risolva tutte le sfide legate alle licenze che il digitale ci presenta, un unico database delle opere musicali con visibilità globale ci porta sicuramente più vicino a un sistema user-friendly e dimostra che l'industria intera è in grado di collaborare in modo efficace".

Fonte: www.rockol.it

Maggio via al piano dei tagli subito 75 licenziamenti

13 maggio 2013 Firenze - Il corpo di ballo è stato cancellato. I sindacati: "Accordo impossibile". Per 44 lavoratori a tempo determinato che hanno fatto causa e probabilmente saranno reintegrati si profila una nuova uscita. Il comissario: "Non c'è alternativa".
Che sarebbe stato un colpo duro i sindacati e i lavoratori del Maggio se lo aspettavano. Ma non fino questo punto. Non è dura, è durissima la ricetta salvaMaggio che il commissario Francesco Bianchi ha finalmente declinato ieri in numeri, dopo averla annunciata fin dal marzo scorso: o si trova un accordo di ristrutturazione o si chiude. Non ci sono scelte, dice Bianchi. La pillola non è amara, è drammatica: 75 licenziamenti subito per un risparmio di 3 milioni l'anno sui 18 spesi per il personale a tempo indeterminato: la spesa massima dovrà scendere a 15 milioni per tutto il personale a tempo indeterminato. Con tutta probabilità altri 44 licenziamenti arriveranno in un secondo tempo. Se, come la Fondazione giudica certo, i 44, che hanno lavorato a tempo determinato anche per anni, vinceranno le cause che hanno intentato per aver il posto fisso, come il tribunale del lavoro ha ingiunto. A quel punto la vittoria si trasformerebbe in una beffa: assunti e subito licenziati, si sa già in anticipo. Con un totale a quel punto di 119 licenziamenti e 4 milioni e mezzo di risparmio esclusivamente sul costo del lavoro. L'organico, che i sindacati sottolineano già diminuito di 80 unità in meno di due anni, dovrà essere comunque di 273 persone contro le 352 attuali o le 396 se i 44 vincessero la causa.

I numeri sono crudeli: 16 ballerini fissi licenziati, chiuso l'intero corpo di ballo. Annullate la portineria e la biglietteria che verranno affidate a ditte esterne. Via del tutto anche il laboratorio scenografico, via un maestro collaboratore, fuori 15 amministrativi, 23 operai, 20 tecnici. Risparmiati solo coro e orchestra. Il coro resterà fermo a 72 coristi, meno dei 98 previsti dall'organico attuale ma senza nessun taglio. Anche l'orchestra non salirà ai 115 elementi previsti dall'organico ma da 93 passerà a 96 elementi. Questo è quanto. Altra alternativa secondo Bianchi non c'è. Se non la chiusura. E il tempo per decidere è breve. O i sindacati fanno l'accordo o il commissario precederà ai tagli secondo la legge 223 dei licenziamenti collettivi. Prima di giugno in modo, dice, da poter chiedere alle banche un prestito per pagare almeno 7 milioni che sono solo una parte dei debiti lasciati dall'ex sovrintendente Colombo con Irpef e enti previdenziali. E dopo avere chiuso il 31 maggio il bilancio 2012 con 3 milioni di buco.

"Accordo impossibile se le condizioni sono queste  -  dice Paolo Aglietti, Cgil  -  Stiamo parlando di 119 licenziamenti e noi non firmeremo mai un accordo che contempli la parola licenziamento: se lo vogliono la devono togliere. Questa ormai diventa una grande vertenza per la difesa del lavoro. Oltretutto in tempi in cui il lavoro manca e il problema dell'occupazione è il principale. Chiederemo agli enti pubblici locali se sono d'accordo con questa insopportabile macelleria sociale". La Cisl è sulla stesa lunghezza d'onda. Che i problemi del teatro siano gravi i sindacati lo riconoscono: "Siamo disponibili a trovare insieme una soluzione". Purché, aggiunge Aglietti, "gli errori della dirigenza e l'impegno per il risanamento non ricadano sempre e solo sulle spalle dei lavoratori". Bianchi dice che non ci sono margini né risorse in cassa, che il teatro non ha futuro altrimenti. Dice anche che se i sindacati gli faranno una controproposta che assicuri lo stesso risparmio, lui è pronto. Ma una controproposta per risparmiare circa 5 milioni (compresi i 44 potenziali assunti) sul costo del personale non ci sarà. Oggi Cgil e Cisl si riuniscono in assemblea. Cercheranno di coinvolgere anche Fials (gli orchestrali) e Uil e decideranno la risposta e le eventuali forme di mobilitazione.

di Ilaria Ciuti

Fonte: www.repubblica.it edizione di Firenze

 

“CULTURA E SOLIDARIETA’ IN SICUREZZA” LO SLOGAN DELLA 22° ASSEMBLEA NAZIONALE ASSOMUSICA DAL 14 al 16 MAGGIO 2013 A ROMA

13 maggio 2013 - “Cultura e Solidarietà in Sicurezza”, questo lo slogan della ventiduesima Assemblea Nazionale di Assomusica, l’Associazione Italiana degli Organizzatori e Produttori di Spettacoli Musicali dal Vivo, che si terrà da domani (e fino al 16 maggio) a Roma, presso la sede nazionale dell’Agis in via di Villa Patrizi. Ricco il programma della tre giorni di lavori.

Si partirà il 14 maggio, alle ore 11.00, con il Seminario "Digital Music Marketing”, aperto a tutti i soci e loro collaboratori, durante il quale si discuterà dell’utilizzo dei social network nella promozione di eventi e spettacoli.

Poi, nei giorni 15 e 16 maggio, l’Assemblea si riunirà in forma privata, riservata ai soli Soci, per discutere e deliberare su una serie di punti all’ordine del giorno, tra cui: la Convenzione con Assoutenti (Associazione Nazionale a difesa dei Consumatori), una Modifica Statutaria in merito alla Contrattazione Nazionale sulle tematiche del Lavoro, la richiesta di riconoscimento giuridico dell’Associazione, la nomina dei nuovi Collegi dei Probiviri e dei Revisori dei Conti.

Durante questa ventiduesima Assemblea, presieduta dal Presidente dell’Associazione Vincenzo Spera, che tirerà le somme del suo primo anno di presidenza, sono previsti gli incontri con i responsabili europei dei social network Youtube e Facebook, con il dottor Vincenzo Santoro, Responsabile Ufficio Cultura, Sport e Politiche Giovanili dell’ANCI Nazionale, che illustrerà le linee generali del Protocollo d’intesa sottoscritto tra ANCI ed Assomusica, e con il dottor Furio Truzzi, presidente di Assoutenti.                                                                                                                                                                                

“Lo slogan che abbiamo scelto per questo importante appuntamento dell’ Associazione, oramai a ben diciassette anni dalla sua fondazione – ha detto Spera – sintetizza e conferma l’impegno costante dei nostri professionisti e dell’intero comparto dello spettacolo musicale dal vivo a produrre Cultura, a sostenere importanti progetti di Solidarietà e a profondere il massimo sforzo per la Sicurezza in ogni fase della preparazione e dello svolgimento dei nostri eventi. Obiettivi di assoluta priorità che si affiancano allo sforzo prodotto ogni giorno da Assomusica e dai suoi associati di ogni regione italiana per la crescita del settore e il miglioramento delle condizioni lavorative in tutto il Paese. Da questa Assemblea porteremo avanti con determinazione la necessità del nostro riconoscimento giuridico, allo scopo di tutelare le nostre aziende, i nostri occupati, la creatività italiana e il pubblico dei nostri eventi: milioni di italiani di ogni età che affollano teatri, palasport, stadi e piazze per assistere ai nostri spettacoli!

Siamo certi – conclude Spera - di poter trovare anche nella Direzione Generale dello Spettacolo e nel nuovo Ministro alle Attività Culturali, onorevole Massimo Bray, al quale invio gli auguri sinceri di buon lavoro da parte di tutti i nostri associati, attenti e preziosi interlocutori Istituzionali con cui dialogare per il raggiungimento di obiettivi utili all’intera Industria italiana della Cultura e dello Spettacolo, ma soprattutto a milioni di cittadini, in prevalenza giovani, per i quali la musica è emozioni e, ancor di più, un importante momento di aggregazione, crescita e formazione. Cultura, Solidarietà e Sicurezza: tre parole chiave che possono certamente aiutare il Paese a superare questo difficile fase della sua storia; una storia in cui l’Arte l’ha reso riconoscibile e unico al mondo!”.     

 

Ruggero Pegna

 

Ufficio ComunicazioneAssomusica Associazione

        

Solo un giorno per vederlo: dal rock all'arte, l'evento al cinema

13 maggio 2013 - Mostre per immagini, prime teatrali, concerti delle stelle della musica: record di incassi per le iniziative che restano in cartellone solo per una o due date. E che non hanno niente a che fare con i veri e propri film.

In un periodo in cui le sale cinematografiche si organizzano con una promozione di biglietti scontati a 3 euro (in programma fino al 16 maggio) per contrastare la crisi che riduce il numero di spettatori (-9,9% nel 2012), ci sono ancora proiezioni che riempiono le sale: sono gli eventi che durano in cartellone uno o due giorni e quasi sempre fanno registrare una media di paganti per sala da record. L'ultimo esempio Manet. Ritratti di vita, con l'offerta di un tour di un'ora e mezza attraverso le sale della londinese Royal Academy of Arts alla scoperta del pittore pre-impressionista, ha attratto 4500 spettatori in un'unica proiezione, ed è stato battuto come media solo dal blockbuster fantascientifico Oblivion, che ha dalla sua una star come Tom Cruise.

 L'avvio di questa tendenza è avvenuto verso la fine del 2008, salutato con un certo scetticismo da parte degli esercenti cinematografici. Nel corso del tempo però quella che sembrava una missione impossibile, come portare il pubblico di un museo a "guardare quadri in un cinema", è diventato realtà attraverso un'offerta graduale di contenuti ormai esplosa per quantità e qualità. Anzitutto sono state proposte riedizioni di film restaurati, magari in coincidenza di particolari anniversari, come nel caso di Ritorno al futuro o Colazione da Tiffany: molti desideravano rivederli sul grande schermo e infatti il box office ha fatto segnare cifre record.

Poi si è passati ai concerti rock e pop, sia in forma di documentari (come The Rolling Stones: Crossfire Hurricane), meglio ancora se proiettati in 3D con ulteriore effetto immersivo, sia in versione live.

Infine si è aperta la strada ad altri filoni: le grandi manifestazioni sportive in diretta, come Mondiali di calcio e tornei di tennis del Grande Slam, l'opera lirica, i concerti sinfonici, i balletti, e persino qualche incursione impensabile della tv, come nel caso di I Cesaroni. Un programma in continua espansione grazie anche alla tenacia di aziende come Nexodigital e Microcinema che pubblicano il proprio calendario online.

Le chiavi della riuscita di questa nuova strategia sono molteplici: da una parte il fatto che si punta su un pubblico di nicchia, quindi mediamente più appassionato rispetto all'utente medio del cinema, e dall'altra il fatto che spesso l'offerta permette di vedere, anche in provincia, show altrimenti difficilmente raggiungibili, come la diretta della prima dal Teatro alla Scala di Milano o di altri teatri di tutto il mondo, gli spettacoli del Cirque du Soleil o le performance acrobatiche dei motociclisti freestyle, come nel caso recente di Nitro Circus; magari sfruttando le giornate infrasettimanali, di solito meno frequentate dal pubblico dei blockbuster, o la stagione calda, in cui la programmazione consueta tende a diradarsi.

Determinante è il fattore tecnologico, perché per poter entrare nel circuito di distribuzione di questi eventi, le sale devono avere impianti audio e sistemi di proiezione all'avanguardia, dove regnano alta definizione, Dolby Surround e 3D, oltre al collegamento via satellite che permette le trasmissioni in diretta. Requisiti che hanno contribuito grandemente a svecchiare le sale del nostro Paese e che fanno bene in parte anche alla fruizione di film tradizionali.

Fonte: www.repubblica.it articolo di Marco Consoli

Rock in Roma 2013, gli organizzatori: 'Un format vincente che piace all'estero'

- In quella che in molti, specie nel nord Italia, sono pronti a ricordare come "l'estate senza festival", Roma vedrà sfilare sul palco (anzi, sui palchi) dell'Ippodromo delle Capannelle tutti i più grandi headliner in giro per l'Europa nel corso della prossima bella stagione: "E le prevendite stanno andando piuttosto bene", ci conferma Max Bucci, con Sergio Giuliani direttore artistico del Rock in Roma, che tra giugno e agosto vedrà esibirsi all'ombra del Colosseo - tra gli altri - Bruce Springsteen, Blur, Green Day, Rammstein, Atoms for Peace, Iggy and the Stooges e tanti altri, "Abbiamo già venduto più di 2500 biglietti all'estero, 900 solo negli USA. Poi in Isreale, in Cile...".

Sembra pagare, nell'anno della chiusura (temporanea?) dei grandi raduni rock, il format della rassegna diluita su più giorni: "Ma il termine 'rassegna' non ci piace", specifica Bucci, "Preferiamo pensare al Rock in Roma come ad un festival con un proprio format, adatto al pubblico italiano, che preferisce concentrare i propri sforzi - soprattutto economici - su eventi più modellati sulle proprie preferenze rispetto alle manifestazioni che accorpino live set di diversa estrazione. Il Rock in Roma è un festival in tutto e per tutto: l'ippodromo non è una location, ma un villaggio nel verde dove - al momento - manca giusto il campeggio. Lo spirito rimane quello delle grandi manifestazioni europee e mondiali. Se abbiamo deciso di spalmare il nostro cast su tre mesi piuttosto che su quattro o cinque giorni, è perché - oltre alle differenze culturali che fanno preferire una formula del genere al pubblico al quale ci rivolgiamo - una soluzione del genere ci permette di avere in cartellone praticamente tutti gli artisti disponibili nel periodo estivo. Incrociare le agende focalizzandosi su un periodo temporalmente troppo limitato ci costringerebbe ad operare scelte dolorose. E' successo persino al Rock in Rio, che di problemi di mezzi, decisamente, non ne ha...".

Per la prima volta, il Rock in Roma schiera tre palchi: il Black Stage, per eventi da 12/15mila spettatori, il Red Stage, per concerti da 20/25mila presenze, e il White Stage (allestito solo in funzione dell'esibizione del Boss) capace di accogliere 50mila paganti e oltre: "Abbiamo pensato che sia la migliore soluzione possibile per evitare, in caso di particolare richiesta di biglietti, complicati spostamenti di location", chiarisce Bucci, "A fronte di eventualità simili, ci basterà convogliare il pubblico verso la nuova area deputata allo spettacolo". Uno sforzo produttivo non da poco, che implica anche una grande attenzione dal punto di vista della sicurezza: "Su questo la nostra linea è chiara e intransigente", assicura il promoter, "Fummo noi ad organizzare la prima data di Jovanotti dopo la tragedia di Trieste, sappiamo cosa voglia dire lavorare rispettando in pieno le norme: in primis, il nostro team di professionisti che allestisce gli show allo Stadio Olimpico interverrà in forze, nulla sarà lasciato al caso o all'improvvisazione. In secondo luogo, il formato del festival ci permette di lavorare in tempi molto meno ristretti rispetto agli standard in modo da avere tutte le certificazioni del caso tempo prima che aprano i cancelli. Gli spettacoli prenderanno il via a inizio giugno, ma il nostro staff sarà sul posto già dal 20 maggio".

Grandi nomi, un'organizzazione elaborata e peculiare (con tanto di servizi navetta, parcheggi convenzionati e corse ferroviare extra a tarda notte tra le stazione Capannelle e Termini: "Vogliamo spingere il nostro pubblico a non usare l'auto. O, nel caso, per lo meno a sfruttare l'iniziativa di car pooling che abbiamo varato sul nostro sito") che, ovviamente, non sono gratis: "E' bene chiarirlo: questo è un festival organizzato da due privati", sottolinea Bucci, "Paghiamo tutto di tasca nostra: location, parcheggi, servizi ferroviari straordinari e tutto il resto. L'anno scorso pagammo pure il servizio di polizia locale". Di qui la richiesta, fatta ieri in conferenza stampa, di un intervento più deciso da parte delle istituzioni: "Sia chiaro, non stiamo chiedendo soldi a nessuno. Roma, come tutte le altre grandi città in Italia, è priva di uno spazio da dedicare alle grandi manifestazioni musicali dal vivo. Al futuro sindaco di Roma noi chiediamo solo l'indicazione di uno spazio idoneo e i permessi di costruzione. Poi a reperire i capitali penseremmo noi, rivolgendoci - se si dovesse presentare l'opportunità - anche all'estero. Vorremo solo venisse istituito un tavolo per confrontarci con i rappresentati degli affari culturali del governo".

Già, perché oltre i patri confini il Rock in Roma piace, e tanto. Talmente tanto che qualche avances, da oltrefrontiera, è già arrivata: "Confermo, abbiamo ricevuto delle proposte per esportare all'estero la manifestazione. E' lusinghiero, ma a Roma la formula musica più turismo oggettivamente funziona bene. Poi trovare uno spazio come quello offerto dall'Ippodromo delle Capannelle da tenere occupato per tre mesi sarebbe molto difficile. Perché all'estero, a differenza di quanto avviene da noi, gli spazi vengono sfruttati il più possibile".

Rimane il fatto che il Rock in Roma, almeno per questa estate, sia stato capace di contendere a Milano - che ospiterà City Sound, la tradizionale rassegna organizzata da FourOne migrata lo scorso anno dall'Arena Civica cittadina all'Ippodromo di San Siro con il quale il festival capitolino condivide parte del cartellone - il titolo di capitale della stagione rock all'aperto. Un buon auspicio anche per il sud Italia, da sempre piuttosto bistrattato dal circuito live internazionale? "Sarebbe inutile negarlo: Roma, con 5 milioni di abitanti ed uno dei principali flussi turistici del Paese, è una città privilegiata. Poi la disponibilità dell'Ippodromo delle Capannelle per noi è di grande aiuto, nonostante tutta la fatica fatta per organizzare il festival. Credo sia molto difficile replicare un evento del genere a sud della Capitale: un po' per ragioni logistiche ed infrastrutturali, ma soprattutto per ragioni economiche: sono cresciuto a Napoli, e l'attuale situazione socio-economica del territorio che ospiterebbe il festival - la mancanza di lavoro, la crisi - sicuramente ci giocherebbe contro".

Lo sguardo, in ogni caso, è già proiettato verso l'edizione 2014, che - se possibile - sarà ancora più ricca. "Gli auspici per il prossimo anno? Beh, poter schierare nel bill i maggiori headliner on the road la prossima estate", ammette Bucci: "Se proprio dovessi esprimere un desiderio, vorrei ospitare almeno tre concerti sul White Stage, contro l'unico, quello di Springsteen, di quest'anno. Ci stiamo già muovendo". Qualche nome? "Per scaramanzia non ne faccio, ma i più informati certo sapranno di grandissimi artisti pronti a scaldare i motori in vista della prossima stagione estiva dal vivo". Chi ha orecchie per intendere...

Fonte: ww.rockol.it

Seminario sul Digital Music Marketing - 14 maggio a Roma

Assomusica invita tutti gli Associati e collaboratori al 2° Seminario dedicato al "Digital Music Marketing - L'utilizzo dei Social Network nella promozione di eventi e spettacoli", martedì 14 maggio prossimo alle ore 11 a Roma, presso la sede Agis Nazionale in Via di Villa Patrizi n° 10.

Rock Festival addio. Tutti chiusi, da Jammin' a Gods of Medal

10 maggio 2013 - Saltano quest'anno i grandi appuntamenti musicali italiani concentrati nel giro di pochi giorni. Resistono invece le rassegne ricche di star ed eventi spalmati nel corso di parecchie settimane.
Interviste ad alcuni Associati Assomusica.

In allegato l'articolo completo a firma di Carlo Moretti su La Repubblica di oggi.

 

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