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Segreteria Assomusica

Assemblea Straordinaria Assomusica - 12 dicembre 2013

Giovedì 12 dicembre 2013 a Milano, in sede da definire, si terrà l'Assemblea Straordinaria di Assomusica per deliberare sulle Modifiche Statutarie finalizzate al riconoscimento dell'Associazione.
Il Programma dettagliato dei lavori è in via di definizione.

La cultura vale più dell'auto. In Francia pesa il 4% del Pil

8 novembre 2013 PARIGI - L'industria culturale vale di più di quella automobilistica. Lo sostiene un nuovo studio di EY (ex Ernst&Young) commissionato dalla Saicem, la Siae francese. Per la prima volta è stato calcolato l'intero fatturato del settore, sommando tutte le varie attività, dall'arte alla musica, dal cinema al teatro, l'architettura, l'editoria e persino i videogiochi. E il risultato è sorprendente: ben 74 miliardi di euro di fatturato, il 4% della ricchezza nazionale prodotta. Contrariamente a quel che normalmente si pensa, la cultura insomma pesa nell'economia molto più di settori come le telecomunicazioni (66,2 miliardi), la chimica (68,7 miliardi) e la produzione di automobili (60,4 miliardi). Anche dal punto di vista occupazionale, è un comparto che crea non pochi posti di lavoro: 7,1 milioni di persone impiegate nel settore, il 5% della popolazione attiva. E' una galassia di attività e imprese che va dall'enternainment all'informazione, con forti disparità al suo interno. Il fatturato più alto (19,8 miliardi) è nelle cosiddette "arti visive e plastiche": dal grafismo, alla foto, all'architettura e il design. Al secondo posto (14,9 miliardi) la televisione, al terzo (10,7 miliardi) l'informazione tra giornali e newsmagazine. Poi vengono la musica (8,6 miliardi), lo spettacolo dal vivo (8,4 miliardi), i libri (5,6 miliardi), i videogiochi (5 miliardi), il cinema (4.4 miliardi) e la radio (1,6 miliardi). Il nuovo rapporto è stato presentato oggi dalla Saicem, in occasione del lancio del nuovo portale francecreative.fr: una vetrina dell'industria culturale. Secondo il presidente della Saicem, Jean-Noel Tronc, questo settore ha sofferto in passato dei diversi corporativismi: gli interessi dei lavoratori del cinema non coincidono sempre con quelli del teatro o dell'editoria. "E' arrivato il tempo di unirsi tutti insieme" dice Tronc che oggi ha consegnato il rapporto di EY al governo e al presidente François Hollande. L'obiettivo è proteggere il settore dalle nuove liberalizzazioni chieste dall'Unione europea. La Francia, in particolare, ha preteso che il comparto culturale non venga inserito nel nuovo accordo di libero scambio commerciale con gli Stati Uniti. E' una rivendicazione in nome dell'eccezione culturale. E guardando i numeri vien da pensare che non sia solo sciovinismo ma anche un logico calcolo economico. Nonostante la concorrenza internazionale, la Francia ha alcuni giganti nel settore: Universal per la musica, Hachette nell'editoria, Ubisoft nei videogiochi. Nel cinema, rimane uno dei più importanti poli per produzioni e coproduzioni. Certo, molti settori, come l'editoria, hanno risentito della crisi. Ma i francesi continuano a spendere l'8,4% del reddito e dedicano quasi 9 ore al giorno ad attività culturali.

Fonte: www.repubblica.it

Fuga dalla Cultura. Il calo europeo e il crollo italiano

5 novembre 2013 - Il nostro Paese è al 23° posto della classifica continentale. Colpa della crisi? Non solo: mancano tempo e interesse.

Clicca l'allegato per leggere gli articoli completi de La Stampa, a firma di Marco Zatterin e Gianni Riotta.

 

IL DECRETO DEL FARE ACCOGLIE LE NOSTRE RICHIESTE!!!

Cari Colleghi,

FINALMENTE CON L'APPROVAZIONE DEFINITIVA OGGI POMERIGGIO DEL DL 69/2013 DEL "DECRETO DEL FARE"

si stabilisce che dovrà essere emanato, entro il 31 dicembre 2013, un decreto che tenga conto delle particolari esigenze connesse allo svolgimento della nostra attività.

PER LA PRIMA VOLTA UNA LEGGE DELLO STATO ITALIANO RECEPISCE LE ISTANZE AVANZATE DALLA NOSTRA CATEGORIA

UN PRIMO IMPORTANTE SUCCESSO CHE HA VISTO UN IMPEGNO COSTANTE E COLLETTIVO.

Voglio pertanto ringraziare:

L'on Jole Santelli, Sottosegretario di Stato al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, per la sensibilità dimostrata nel recepire ed analizzare le nostre istanze;
I funzionari del Ministero del Lavoro che con grande impegno hanno sintetizzato un lungo lavoro di verifiche e controllo dell'intera filiera impegnata nella realizzazione di un evento musicale;
Io studio di consulenza legale dell'Avv. Verbaro per aver preso a cuore con estrema professionalità ed impegno l'incarico da noi conferitogli;
Gli associati De Biasi, Artese e Milani; l'ing. Felice Monaco, il Comune di Bologna ed Anci;
e tutti quei soggetti che hanno contribuito a fotografare la realtà del nostro lavoro e a presentarne i risultati nel convegno "Sicuramente Live" tenutosi in aprile a Bologna.
Inutile nascondervi la mia soddisfazione e l'angoscia di queste ultime settimane di incertezze politiche, che mi hanno fatto passare notti insonni per la paura di vedere sfuggire un traguardo a cui ho dedicato quasi ogni giornata dell'ultimo anno, fin dal primo giorno della mia nomina.

Con altrettanta franchezza corre obbligo informarvi che ora inizia un lavoro ancora più impegnativo, teso al raggiungimento di una normativa che sia effettivamente idonea alla nostra attività e "Sicuramente Live"

Cordiali saluti.

Vincenzo Spera

Siae gran bazar

29 ottobre 2013 - Ha chiuso con un avanzo positivo di oltre 18 milioni di euro il bilancio della Siae – la società italiana autori ed editori – relativo all’esercizio 2012. Un risultato straordinario – il 2011 si era chiuso con un attivo che non raggiungeva neppure un milione di euro – che giustifica l’ottimismo dell’ormai ex Commissario straordinario della Siae, Gian Luigi Rondi e la sua gratitudine verso i sub commissari straordinari che lo hanno accompagnato nella missione di risanamento dell’Ente e del Direttore Generale, Gaetano Blandini.

Tuttavia, a leggere tra le pieghe, del bilancio della società emerge un dato preoccupante. La Società italiana autori ed editori nata dalle intuizioni e convinzioni di alcuni tra i più grandi ingegni della cultura italiana come Verdi, Carducci, De Amicis o De Santis sembra ormai divenuta un Gran Bazar nel quale, peraltro, la raccolta e la gestione dei diritti d’autore è il reparto meno efficiente e più dissestato. Nel 2012, infatti, la Siae, ha incassato – a titolo di diritti d’autore – oltre 25 milioni di euro in meno rispetto a quanto incassato nel 2011.

E’ un dato preoccupante che diventa allarmante se si considera che la Società, nel 2012, ha visto assottigliarsi ulteriormente anche i già esigui risultati relativi ai diritti incassati in ambito multimediale in assoluta controtendenza rispetto a quanto accade nel resto del mondo. Una società di raccolta e gestione dei diritti d’autore che, nell’era di Internet, vede contrarre gli incassi per le utilizzazioni online è una società dal futuro almeno incerto.

Ma non basta. Persino la rete territoriale della Siae – sin qui autentico fiore all’occhiello della società – comincia a perdere colpi e nel 2012 ha raccolto oltre 10 milioni di euro di diritti d’autore in meno rispetto a quanti ne aveva raccolti nel 2011. Tutto questo mentre i costi della produzione sono – benché marginalmente – aumentati.

E allora come si spiegano gli eccellenti risultati di bilancio ottenuti nell’esercizio 2012? La verità – raccontata in modo inequivoco ed incontestabile dai numeri – è che, nel 2012, la Siae ha compensato i deludenti risultati ottenuti sul fronte della raccolta dei diritti d’autore con i ricavi percepiti da una serie di attività che nulla o quasi hanno a che vedere con le finalità e gli scopi principali della società.

A ripianare le perdite, nel 2012, infatti, ci hanno pensato la montagna di soldi incassata quale corrispettivo dei servizi che la Siae ha erogato all’Agenzia delle Entrate ed a quella dei Monopoli di Stato, gli straordinari proventi finanziari percepiti grazie alla lentezza nel riparto tra gli aventi diritto di quanto di loro competenza e, infine, attraverso le enormi plusvalenze generate dal conferimento straordinario del proprio patrimonio immobiliare nel Fondo Norma.

Oltre 29 milioni di euro, solo il corrispettivo incassato dall’Agenzia delle Entrate per lo svolgimento di attività ispettive che nulla hanno a che vedere con il diritto d’autore e oltre 5 milioni di euro quelli incassati dall’Amministrazione autonoma dei Monopoli di Stato. Oltre 34 milioni di euro, insomma, che sono finiti nelle casse della Siae ma ben avrebbero potuto finire nelle casse di un qualsiasi altro fornitore dei medesimi servizi che, peraltro – se l’appalto per la loro esecuzione fosse stato posto in gara – avrebbe potuto, magari, garantire allo Stato condizioni più favorevoli.

Oltre 31 milioni di euro, incassati nel 2012, a titolo di interessi sulla montagna di denaro – in media quasi 900 milioni di euro – depositata sui conti correnti della Siae in attesa di essere ripartita tra gli aventi diritto. Oltre 8 milioni di euro il risultato della gestione straordinaria ovvero delle plusvalenze e sopravvenienze attive generate da operazioni non ripetibili negli esercizi che verranno. Il conto è presto fatto: oltre settanta milioni di euro di quelli che hanno consentito alla Siae di chiudere il bilancio con un attivo record, provengono da “reparti” del Gran Bazar che non c’entrano nulla con i diritti d’autore.

Ciascuno, naturalmente, tragga le proprie conclusioni ma non può negarsi che esiste un “caso Siae” del quale è urgente che Governo e Parlamento si occupino perché un ente pubblico economico chiamato a svolgere importanti funzioni pubblicistiche nel settore dei diritti d’autore, evidentemente, non può tenere i propri conti a galla grazie a attività e soluzioni finanziarie che non hanno niente a che vedere con il diritto d’autore.

di GUIDO SCORZA www.ilfattoquotidiano.it

 

Siae: il post di Gaetano Blandini in risposta al blog dell'avvocato Scorza

 

Link agli Articoli de Il Fatto sullo stesso argomento:

Concerti a Milano, Comune pronto ad aumentare le deroghe (per Vasco e Pearl Jam)

29 ottobre 2013 Con un calendario che a novembre non ancora iniziato prevede già otto date (due di Vasco Rossi, due di Ligabue, due degli One Direction, una dei Modà e una di Biagio Antonacci) lo stadio Meazza di San Siro, a Milano, si sta preparando a diventare uno dei luoghi più frequentati dagli appassionati di rock per la prossima bella stagione: il Comune, in vista di una stagione così affollata, sta già pensando ad aumentare il numero delle deroghe "ai limiti di rumore per lo svolgimento di manifestazioni in luogo pubblico", provvedimento varato ad hoc per i grandi eventi che permette agli organizzatori di "sforare" in termini di decibel e orario senza incorrere in sanzioni e provvedimenti (come invece successe per i 22 minuti extra del concerto di Bruce Springsteen, sempre a Milano, nel 2008).

Le linee di indirizzo adottate dalla giunta la scorso maggio, riferisce l'edizione locale del Giorno oggi in edicola, parlano di un massimo di otto deroghe in vista di altrettanti concerti, per l'estate 2014, da far ospitare la Scala del calcio, ma i promoter avrebbero già inoltrato domanda di affitto della struttura per almeno altre tre date: due - il 9 e il 10 luglio - per un bis della residency di Vasco Rossi e una (ancora non confermata) - il 12 o il 18 giugno - per i Pearl Jam, recentemente tornati sulle scene con il nuovo album "Lightning bolt". Tre appuntamenti, questi, che farebbero salire il totale dei concerti previsti per la prossima estate al Meazza da otto a undici. "L'obbiettivo è quello di aumentare gli eventi a Milano, non solo in vista dell'Expo", ha spiegato l'assessore a Turismo e Attività Produttive Franco D'Alfonso: "E' allo studio una nuova delibera sulle autorizzazioni in deroga: dovrei riuscire a portarla in giunta entro fine anno. Il massimo di otto concerti a San Siro? Linea troppo prudente: Milano merita un numero maggiore di grandi eventi".

Fonte: www.rockol.it

Arena coperta, scoppia subito la polemica

26 ottobre 2013 - Dopo l'annuncio del sindaco Tosi di voler indire un concorso di idee, alcuni architetti veronesi intervengono sul progetto, mentre la Sovrintendenza dice no.
Tinè: "Ipotesi assurda: il momunento ha bisogno di riposo, non di più serate di eventi". Toffali: "Progetto stimolante, ma sarà fattibile?". Forti: "Più tutela e manutenzione"

Clicca l'allegato per leggere l'articolo completo de L'Arena.

«Concorso di idee per coprire l'Arena»

25 ottobre 2013 - Alla serata di ringraziamento alla città Gianni Morandi lancia l'idea. E il sindaco, a sorpresa, annuncia il progetto. Il sindaco: «Mi aspetto che partecipino i maggiori studi di architettura del mondo» Pronti a intervenire sponsor di qualità. Girondini: «Oggi c'è l'incubo pioggia sui conti».

«Ma perchè non coprono l'Arena?». Alla serata di ringraziamento alla città dopo il concerto dei record, Gianni Morandi, davanti al sindaco Tosi, al Sovrintendente ed alla stampa scaligera, butta lì il pensiero tabù. «Poco prima dello spettacolo - confessa Morandi - guardando i 20mila sugli spalti, le telecamere della TV e il cielo che minacciava pioggia ero terrorizzato dall'ipotesi maltempo. E ho pensato che in fondo una copertura avrebbe potuto valorizzare l'anfiteatro, i grandi eventi e la città di Verona». Giusto un'idea, fin una provocazione quella del Gianni nazionale, visti i recenti diktat delle Soprintendenze su questioni di ben più modesto conto. Invece no. Perchè a sorpresa il sindaco non si tira indietro, ed anzi rilancia. «Di coprire l'Arena se ne parla da tempo. Ed io ci ho pensato seriamente, tanto da andare dal ministro e proporre almeno un concorso di idee - dice Tosi. «Purtroppo lo stesso ministro mi ha messo di fronte ai tanti problemi burocratici - dice ancora il sindaco - ed io mi sono fermato. Ma oggi, visti i grandi successi di questi ultimi mesi e l'interesse dei maggiori gruppi musicali ed artistici italiani ed internazionali per il nostro anfiteatro, ho deciso di riprendere in mano la questione». «In fondo si tratta semplicemente di compiere un primo passo e di indire un concorso a livello internazionale, tra i maggiori studi del mondo, riguardo alla copertura dell'Arena- dice ancora Tosi.  «Appena si parla di copertura vengono in mente impalcature da stadio, ma non è così - puntualizza il sindaco - mi aspetto invece idee innovative e di grande bellezza che valorizzino l'anfiteatro». Entusiasta dell'idea è il sovrintendente Girondini: «Si parla di crisi e di bilanci in rosso. Ebbene oggi con le franchigie assicurative più penalizzanti rispetto al passato, basta una serata di pioggia per creare una voragine nei conti». «Un'Aida bagnata - aggiunge Girondini - a noi provoca una perdita di oltre 500mila euro. Insomma ci condiziona il risultato di una stagione». «E poi abbiamo altri esempi in proposito - termina il Sovrintendente. - Ci sono anfiteatri che hanno già coperture o semicoperture, come quello di Nimes in Francia che ha caratteristiche simili alla nostra Arena. Se davvero si potesse realizzare il progetto e dunque allungare la stagione e dare sicurezza ai conti, ne gioverebbero la Fondazione, le presenze in città e dunque l'indotto». «Da uomo di spettacolo che calca i palcoscenici da tanti anni - è allora intervenuto Gianni Morandi - posso dire che l'Arena e Verona sono un connubio inarrivabile che certamente merita una ulteriore valorizzazione. I concerti in Arena sono stati il punto più alto della mia carriera . Ed anche i tanti ospiti, da Fiorello a Morricone a Rita Pavone sono rimasti incantati dall'Arena». «Immagino già commenti e polemiche che scaturiranno dall'idea - conclude Tosi - e non oso pensare alla reazione di una Soprintendenza che ci boccia pure i presepi o la pista di pattinaggio sul ghiaccio in Piazza Bra. Ma in questo Paese se ci si arrende non si fa nulla. I costi non ci spaventano visto che gli sponsor, ed anche di prestigio, si trovano. E io sogno un'Arena e Verona sempre più cuore del turismo in Italia. Già dall'expo 2015».

Fonte: www.larena.it

Addio al genio del rock maledetto. Cantò la vita con disperazione Lou Reed

28 ottobre 2013 - L’inferno della droga, l’esordio con Warhol, la lotta alle censure.
Lou Reed è morto. Il rock perde una delle sue stelle di prima grandezza. Se n’è andato quello che negli anni settanta veniva definito dai critici il fradicio sacerdote del vizio che assume i connotati supremi della morte. Lou Reed è stato la celebrazione irridente dei miti di Hollywood, il gusto del travestito, morboso fascino sublimato da Oscar Wilde. È stato la riscossa che muove dalle marce bidonville di New York, dalla Bowery Street carica di rottami umani, rifiuti non riciclabili del benessere, vero inferno dell’eroina e dell’omosessualità disperata.
L’angelo del male, trucco pesante, capelli corti, giacca di cuoio e occhiali scuri, Lou Reed, vero nome Louis Allen Reed, era nato il 2 marzo 1942 a Brooklyn e fin dall’adolescenza il suo destino di «maledetto» sarà segnato da un episodio che non sparirà mai più dalla sua mente: i suoi genitori, preoccupati dal suo
carattere ribelle e dai suoi ambigui atteggiamenti sessuali, decidono di sottoporlo a sedute di elettroshock. Una «terapia» che avrà molte conseguenze nel futuro di Reed. In tempi recenti, la rockstar aveva subito un trapianto di fegato e vari ricoveri.
Il mondo si accorge di lui nel 1973 con il brano «Walk on the wild side», un omaggio ai transessuali e ai diversi in generale, dedicato all’amico e maestro Andy Warhol. Un incontro fondamentale, come quello con John Cale (sodalizio che portò alla nascita dei Velvet Underground); o come quello con David Bowie, che gli produsse l’album «Transformer», e con il quale dette vita a quel movimento musicale e di look chiamato rock decadente, foriero di climi ipnotici gravidi di morte e putrefazione.
Negli anni settanta, con «Berlin», entra in un lungo tunnel fra sadomasochismo e nichilismo. Tenta il suicidio, lo spazio per la droga nella sua vita si allarga. Il che non gli impedisce di sfornare un prodotto fresco, semplice e immediato come «Coney Island baby», un successo che non si ripeterà nei successivi «The bells» e «Growing up in public».
Negli anni Ottanta Lou Reed continua una produzione di canzoni fra il cinico e il pessimista. In una tournée italiana pretese, per contratto, di non incontrare alcuna donna nel tragitto fra il camerino e il palco, pena l’annullamento del concerto. A un certo punto pare che la misoginia venga superata: si sposa nel 1980 con tale Sylvia Morales. Ma non dura. Resiste invece il suo mito. Andrà meglio con l’artista Laurie Anderson, sposata nel 2008 e rimasta con lui fino alla fine. I suoi ultimi lavori risalgono al 2011: collabora con i Metallica per l’album «Lulu» e partecipa a un disco tributo dedicato alla folk star Woodie Guthrie.
In Italia nel 1975 un suo concerto al Palalido viene interrotto per il lancio di oggetti e Lou Reed è costretto al lasciare il palco.
Lou Reed appartiene alla storia del rock, ma anche a quella del costume. Memorabili le sue battaglie contro classi politiche che praticano una sorta di «dirigismo» sempre più marcato nei confronti dell’individuo attraverso divieti che riguardano il sesso, il fumo, l’alcol, le droghe. Nei confronti dei politici americani Lou Reed usò l’arma dell’invettiva giocando su uno dei più sanguinosi insulti anglosassoni che è «motherfucker» (traducibile come «colui che si accoppia con sua madre»). Canta Lou Reed: «Ero nauseato dalle stronzate della destra repubblicana, da quegli odiosi vecchiacci spaventati da tette e ca... giovani. E allora ho cercato di pensare a qualcosa che mi disgustasse. Ed ecco mi è venuto in mente il sesso con i genitori». E ancora: «Ora queste vecchie tr... possono rubare quanto vogliono, e
possono votare leggi che ti impediscono di esprimere ciò che pensi. Non puoi guardare questo o quell’altro. Non puoi fumare questo o sniffare quest’altro. E io, dolcezza, ho le statistiche in mano, questa gente è stata a letto con i genitori».
Sceglieva l’Italia per le date conclusive dei tour mondiali «perché — diceva — il cibo e il vino sono talmente buoni che ogni giorno passato qui aumento almeno dieci chili».

Mario Luzzatto Fegiz - Corriere della Sera

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European Live Music Association (ELMA) NEWS

I partner ELMA partecipano all'evento di lancio di Music Moves Europe, Bruxelles.

14 febbraio 2018 - Bruxelles. Il Presidente Assomusica, Vincenzo Spera, e gli altri partner ELMA, partecipano all'evento di lancio di Music Moves Europe, organizzato dalla Commissione Europea. Music Moves Europe è un momento fondamentale per il rinnovo...