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Segreteria Assomusica

A DAVID ZARD ASSEGNATO IL PREMIO ELSA MORANTE COME 'POETA DELLO SPETTACOLO'

L'impresario, producer e promoter David Zard è stato scelto dalla giuria del Premio Elsa Morante per ricevere il riconoscimento di "Poeta dello spettacolo".

Zard, lo ricordiamo, è l'uomo dietro a eventi di successo come "Notre Dame de Paris" e "Romeo e Giulietta - Ama e cambia il mondo"; ha inoltre portato nel nostro Paese molte leggende della musica internazionale, da Elton John, a Cat Steven, a Madonna, Micheal Jackson, Gloria Gaynor, Frank Zappa, Rolling Stones, Genesis, Dire Straits, Duran Duran, David Bowie,  Bob Dylan, Spandau Ballet... solo per citarne alcuni.

Le motivazioni ufficiali per l'assegnazione del premio, spiegate nel comunicato stampa, recitano:

Zard è insignito del riconoscimento “Poeta dello spettacolo” per essere instancabile sostenitore della cultura in Italia, innovatore e promotore di creazioni di qualità e magia che ha saputo regalare puntualmente, e fedelmente, al pubblico italiano. Zard ha saputo portare a grandi masse di spettatori immense opere letterarie, da quella di Victor Hugo a Shakespeare, mostrando quanto la letteratura sia un seme che incanta, arricchisce, affascina di epoca in epoca. La sua sensibilità, inesauribile capacità di riconoscere il valore di idee, progetti, sogni e passioni, ha consentito ad intere generazioni di avvicinarsi e poi condividere memorabili eventi di spettacolo, teatro e musica. Con intelligenza e competenza, il suo lavoro ha permesso e permette a migliaia di giovani di esprimersi in questi campi. Con amore, dedizione e coraggio, il suo successo dimostra quanto la fantasia, i sogni, l’arte nutrano e debbano nutrire l’esperienza umana.

Il riconoscimento sarà consegnato a Zard il prossimo 5 dicembre, nell'ambito di una cerimonia che si svolgerà a Napoli, presso il Teatro Sannazaro.

La giuria del Premio Elsa Morante è presieduta da Dacia Maraini ed è composta da: Silvia Calandrelli, Francesco Cevasco , Enzo Colimoro, Maurizio Costanzo, Roberto Faenza, David Morante, Tjuna Notarbartolo (direttore della manifestazione), Paolo Ruffini , Emanuele Trevi, e Teresa Triscari.

 fonte: Rockol

http://www.rockol.it/news-648422/david-zard-riceve-il-premio-elsa-morante-come-poeta-dello-spettacolo?refresh_ce

Assomusica, un network europeo per le associazioni di musica dal vivo

Pubblicato il: 30/10/2015 15:47

"La musica dal vivo in Europa si presenta come una realtà̀ differenziata e disomogenea, a livello legislativo nei diversi paesi, priva di una rete rappresentativa. Per questo stiamo promuovendo 'European live music network' che metta in rete tutte le associazioni europee che si occupano di musica dal vivo". Lo dice a Labitalia Vincenzo Spera, presidente di Assomusica (Associazione italiana organizzatori e produttori spettacoli di musica dal vivo) in occasione del Medimex di Bari.

"C’è l’opportunità -spiega- per tutti gli operatori e le associazioni europee di agire, uniti e motivati, per rappresentare gli interessi del settore della musica dal vivo presso le massime istituzioni europee".

"Uno degli obiettivi di Assomusica -sottolinea Spera- è proprio quello di promuovere la collaborazione stretta tra gli operatori, come ad esempio riesce a fare benissimo il mondo del cinema e dell’audiovisivo, al fine di favorire una legislazione adatta, raccogliere fondi e sviluppare programmi dedicati alla musica dal vivo. Questo sforzo federativo di Assomusica ha incontrato un notevole interesse da parte di molti operatori in diversi paesi europei".

"Con i rappresentanti degli altri Paesi -riferisce- oggi abbiamo avviato il primo tavolo per redigere un documento rappresentativo delle esigenze comuni del settore da inviare alla direzione generale dell'Istruzione e Cultura della commissione europea. Ma il nostro impegno non finisce qui: contiamo di partecipare e portare il nostro manifesto alla conferenza di Londra, prevista a marzo, e a giugno a Cannes".

"E' sempre più necessario -sottolinea il presidente di Assomusica- promuovere l'innovazione nel mondo della creatività, di forze nuove, giovani, che riescano a essere propulsore di un nuovo tipo di iniziative".

"Per questo -fa notare- cerchiamo di a costruire una programmazione anche nell’utilizzo dei fondi offerti dall’Unione europea: l’Italia fino ad ora ha portato avanti progetti singoli, mentre i fondi europei possono offrire una reale possibilità di sviluppo se utilizzati in modo pensato, con una concreta progettazione".

fonte: Adkronos

http://www.adnkronos.com/lavoro/sindacato/2015/10/30/assomusica-network-europeo-per-associazioni-musica-dal-vivo_5f2fpPwLRdXV79WNRhxNwN.html?refresh_ce

Medimex 2015 - ASSOMUSICA al MEDIMEX di BARI

ASSOMUSICA al MEDIMEX di BARI

LA MUSICA DAL VIVO: RISORSA PER LA CITTA’

29 ottobre - Hall 1 padiglione espositivo Medimex

EUROPEAN LIVE MUSIC NETWORK

30 ottobre - Hall 1 padiglione espositivo Medimex

Roma, 28 ottobre 2015 - Assomusica,associazione italiana organizzatori e produttori spettacoli dimusica dal vivo, sarà presente nella Hall 1 del padiglione espositivo del Medimex 2015 con l’organizzazione di due Panel: il primo, domani, giovedì 29 ottobre, dalle ore 18 alle 19, dal titolo LA MUSICA DAL VIVO: RISORSA PER LA CITTA’; il secondo, venerdì 30 ottobre, dalle ore 15 alle 16.30, dal titolo EUROPEAN LIVE MUSIC NETWORK.

Nel primo Panel verranno presentati modelli di sviluppo e promozione della musica in Europa; due "case history" che illustrano come tali modelli possano influenzare positivamente la realtà economica e sociale delle città stesse:

Il caso Olandese illustrato da Chris Garrit Sindaco della notte della città di Groningen.

Il caso Islandese illustrato da Svanhildur Konráðsdóttir Direttore del Dipartimento di cultura e turismo della città di Reykjavík.

Relatori

Chris Garrit NightMayor of the city of Groningen (Olanda)

Svanhildur Konráðsdóttir Director of the department of culture and tourism at Reykjavík City (Islanda)

Nel secondo Panel, EUROPEAN LIVE MUSIC NETWORK,si parlerà di come si presenta la musica dal vivo in Europa, ossia come una realtà estremamente frammentata e differenziata nei diversi paesi… C’è l’opportunità per tutti gli operatori e le associazioni europee di agire, uniti e motivati, per rappresentare gli interessi del settore della musica dal vivo presso le massime istituzioni Europee. Uno degli obiettivi di Assomusica è proprio quello di promuovere la collaborazione stretta tra gli operatori, come ad esempio riesce a fare benissimo il mondo del cinema e dell’audiovisivo, al fine di favorire una legislazione adatta, raccogliere fondi e sviluppare programmi dedicati alla musica dal vivo. Questo sforzo federativo di Assomusica ha incontrato un notevole interesse da parte di molti operatori in diversi paesi europei.

Relatori

Alessandro Senesi Deputy Head of unit European Commission Directorate General for Education and Culture Directorate Culture and creativity Creative Europe Programme - Culture Unit

Greg ParmleyManaging Director ILMC (Inghilterra)

Georges Perot Founder & Managing Director MESO Music Events (Grecia)

Nicola Sinisi Director Radio Rai (Italia)

Vincenzo Spera Assomusica President (Italia)

Tavolo tecnico

Audrey Guerre Coordinator Live DMA (Francia)

François Jolivet Fedelima Board Member (Francia)

Attilio Perissinotti Network Europe Board Member (Olanda)

Aline Renet Strategic Councilior and Istitutional Relations Prodiss (Francia)

Nuno Saraiva  Vice President AMAEI (Portogallo)

Karsten Schölermann Livekomm  Board Member(Germania)

Malika Seguineau Director Prodiss (Francia)

Peter Smidt Manager at Buma Cultuur / Creative Director at Eurosonic  (Olanda)

Manfred Tari Managing Editor Pop100 (Germania)

Comunicazione “Assomusica”

Daniele Mignardi Promopressagency

info@danielemignardi.it  - Tel. 06.32651758

Cultura: troppe misurazioni, troppa confusione

6 agosto 2014 - La cultura è un asset fondamentale per lo svipullo economico. Ma ci sono Paesi in cui questa tanto allettante formuletta ha delle fondamenta e altri in cui sembra soltanto uno slogan. Perchè questo accada, infatti, è necessario che la cultura impari prima di tutto a comprendersi, ad identificarsi. In una parola a misurarsi. Misurare i propri impatti sull'economia reale, scendere dalle alte locuzioni e confrontarsi con strutture ricettive e bagnanti, sporcarsi di grasso e tecnologia con le industrie e i fab-lab, comprendere come e quanto abbia servito la società in cui viviamo.

Puoi leggere l'intero articolo cliccando sul seguente link Cultura: troppe misurazioni, troppa confusione

Fonte: Tafter - Cultura e sviluppo (da Rassegna Stampa Agis del 7 agosto 2014)

Esibizioni gratis, è polemica per il bando del Ministero

30 luglio 2014 - Roma - Proprio nei giorni in cui arriva l'ok alla legge che intende rilanciare la cultura, succede che proprio il ministero retto da Dario Franceschini sia la prima istituzione in ordine di tempo a non voler dare il proprio contributo economico. Sul sito del Mibac, infatti, nei giorni scorsi era stato pubblicato un bando rivolto ad artisti che offre lavoro in cambio di nulla, se non la gloria e la possibilità di esibirsi in una location da sogno.

Il caso è stato sollevato da Michele Spellucci, violoncellista diplomato al Conservatorio di Milano, che sul web ha pubblicato una lettera-denuncia che sta riscuotendo notevole consenso. In sostanza il bando propone agli artisti di esibirsi in occasione di "Notti al museo" con l'obiettivo di "promuovere la creatività italiana in alcuni luoghi più significativi". Leggendo bene i dettagli, però, Spellucci ha notato che gli eventi culturali da organizzare sono a titolo gratuito. Ma non solo. Nelle pieghe del bando, infatti, oltre al danno si nasconde l'immancabile beffa perchè, per poter concorrere, bisogna "essere in possesso di un'adeguata polizza assicurativa di responsabilità civile per danni a cose o persone". Chi non è in possesso di tale requisito, quindi, dovrà stipulare una polizza a proprie spese. Ancora più criptico, l'articolo 6 punto 2 del bando che impegna l'artista a "osservare tutte le norme che disciplinano la realizzazione di eventi da svolgersi in luogo pubblico o aperto al pubblico". Tradotto: il pagamento della Siae per i diritti d'autore.

Volendo fare due conti, risulta che chi decide di aderire al bando non solo non beccherà un quattrino ma dovrà pagare di tasca propria l'assicurazione e le spese per i diritti d'autore. Inevitabili, quindi, le polemiche scoppiate in rete e il conseguente dietrofront del ministero visto che dal sito è stato fatto sparire il bando incriminato.

 

Fonte: Il Secolo XIX

“Troppa pioggia, all’Arena serve un maxi ombrello”

30 luglio 2014 - «Coprire» l’Arena di Verona? Mettere un coperchio sul più bel catino ereditato dall’Antichità? E perché no? Ieri
L’Arena, inteso come il quotidiano di Verona, ha scritto che il sindaco, Flavio Tosi, vuole lanciare dopo l’estate un concorso internazionale di idee per incappucciare l’Arena, intesa come l’anfiteatro romano.

Del progetto si parla da tempo. La spinta decisiva per portarlo avanti è arrivata da quest’estate monsonica. Piove (quasi) sempre e la stagione operistica estiva soffre. Il sovrintendente dell’Arena, in tesa come Fondazione lirica, Francesco Girondini, calcola che, su venticinque serate del festival, fino a oggi almeno la metà è stata perturbata dal maltempo: quattro recite sono state annullate e sette sono iniziate in ritardo o non sono finite. Per i ritardi, poco male, almeno per le casse dell’Arena, perché basta che sia stato rappresentato il primo atto e i biglietti non si rimborsano. Però, spiega Girondini, «il problema riguarda le vendite di giornata», insomma il botteghino nel giorno stesso dello spettacolo. «Siamo sotto del 50% e d’altra parte se durante la giornata piove e le previsioni non sono buone i turisti logicamente non acquistano i biglietti». Piangono anche ristoratori e osti del Liston, per i quali l’Arena è un business che si sta sciogliendo sotto l’acqua.
La soluzione ce l’ha Tosi. Il progetto potrebbe sembrare o pazzesco o irrealizzabile o tutti e due insieme, ma il sindaco è decisissimo. Anzi, racconta di averne già parlato al ministro dei Beni culturali precedente, Massimo Bray: «Mi aveva risposto che avrebbe valutato il progetto. Lo stesso sovrintendente ai Beni archeologici Tiné ci ha detto di provare, di lanciare l’idea».
Tosi sostiene che la copertura farebbe bene, oltre che agli incassi dell’Arena, anche all’Arena come edificio, visto che il rischio maggiore per il monumento, che pure è arrivato fino a oggi dal primo secolo d.C. in ottime condizioni, è la pioggia che attraversa le pietre e penetra nel suolo. Per fortuna, la coperta prevista, ancora tutta da discutere, dovrebbe essere mobile, «staccata quindi ma di qualità», profetizza il sindaco.

In effetti, anche i romani avevano previsto un velario. Però la pioggia disturbava in maniera molto relativa i giochi dei gladiatori o le altre attività cui è stata adibita l’Arena nei secoli, roghi di eretici, tornei cavallereschi, ascensioni in pallone e meretricio (in uno statuto del 1276 si stabilisce che le prostitute veronesi potevano esercitare solo lì).
Invece sotto l’acqua l’opera proprio non si può fare, perché inizia subito il fuggi fuggi degli orchestrali che devono mettere in salvo i loro preziosi strumenti e «singing in the rain» si può farlo al cinema, non se devi cantare Radamès davanti a diecimila tedeschi...

Fonte: La Stampa

Musica, Italia protagonista a Belgrado con presidenza Ue

 

28 luglio 2014 - BELGRADO - Concerti, opere, festival con sostegno Istituto cultura. Tanta musica italiana a Belgrado in questo inizio di semestre di presidenza italiana del Consiglio dell'Unione europea, per iniziativa e con il sostegno dell'Istituto Italiano di Cultura: dalla musica antica e rinascimentale, al barocco, alla grande lirica, al jazz, alle nuove tendenze musicali, con interpreti di alto livello.

La grande lirica italiana da Rossini a Mascagni ha fatto da apripista, con il ''concerto per l'Europa'' del 10 maggio scorso al Teatro Nazionale di Belgrado. Al IX Festival Internazionale di Musica antica di Belgrado, dove l'Italia era ospite d'onore, è stata eseguita per la prima volta nella capitale serba l'opera di Claudio Monteverdi ''L'incoronazione di Poppea'' al Teatro-Opera Madlenianum di Belgrado-Zemun. E' seguito un grande concerto interamente dedicato ad Antonio Vivaldi, nell'Atrium del Museo Nazionale di Belgrado, con il mezzosoprano Marina Serpagli e uno strepitoso Carlo Vistoli, giovane controtenore emiliano, già inconfondibile protagonista al Ravenna Festival. Hanno poi completato il ciclo introduttivo, in un contesto macro-regionale adriatico-jonico, con la collaborazione dell'Istituto Italiano di Cultura, due raffinati concerti con un programma di musiche di compositori barocchi di origini venete, istriane e dalmate e tanto Vivaldi: l'Ensemble Minstrel di Zagabria e l'ensemble Flauto Dolce di Belgrado, nell'Atrium e nella Galleria degli Affreschi del Museo Nazionale di Belgrado.

Anche per la prima edizione del Festival Internazionale delle nuove tendenze musicali (''Musicology Festival''), dal 24 al 27 luglio, l'Italia è stata l'ospite d'onore. L'Istituto Italiano di Cultura a Belgrado vi ha promosso e sostenuto la partecipazione di due musicisti italiani di fama internazionale e di alto livello artistico: Nicola Conte e Mario Biondi.

Si tratta di un festival musicale ''giovane'', che si raccorda idealmente al Bitef, l'importante teatro sperimentale belgradese, con una rassegna di generi musicali diversi fra loro, ma uniti dalla indiscussa qualità artistica. Alla proposta musicale infatti si unisce anche quella educativa, perchè il festival deve essere anche una scuola di musica, con l'obiettivo di stimolare la creatività dei partecipanti e di far scoprire e conoscere le diverse tendenze musicali rappresentate dagli artisti ospiti dell'importante evento.

I concerti hanno avuto luogo nella splendida cornice della Fortezza del Kalemegdan di Belgrado, con spazi gremiti di pubblico, attento ed entusiasta fino alle prime luci dell'alba, tra i quali l'ambasciatore d'Italia Giuseppe Manzo, l'ambasciatore d'Austria Johannes Eigner e il direttore dell'Istituto Italiano di Cultura Sira Miori.

Compositore e disc jockey apprezzato a livello internazionale, Nicola Conte, con la sua formazione musicale, ha aperto il ''Musicology Festival'' con un concerto in cui ha eseguito brani dei più diversi generi, dalla bossa nova alla musica indiana, al ''jazz acido'', alla musica italiana degli anni Sessanta e Settanta.

Questo prestigioso artista ha iniziato la sua attività a Bari, sua città natale. Ha poi collaborato con interessanti esponenti del jazz italiano - da Gianluca Petrella a Rosario Giuliani, Cristina Zavalloni e Nicola Stilo - pur continuando ad occuparsi di produzioni e di incisioni che hanno riscosso sempre un notevole successo di critica e di pubblico, in Italia e in molti altri Paesi. Con il suo album più recente, pubblicato nel 2013, ha confermato il suo talento di musicista completo, che riesce ad inventare strutture musicali sempre nuove in cui inserisce i più disparati stili, fondendo fra di loro mondi musicali diversi e ricorrendo sempre alla collaborazione di musicisti di alto livello. E' stata poi la volta di Mario Biondi, catanese, formatosi a contatto con grandi artisti jazz di fama internazionale come Ray Charles, e diventato grande e inconfondibile protagonista del panorama musicale italiano di oggi, molto apprezzata a livello europeo e mondiale. La passione per la musica soul americana lo ha portato a perfezionare il suo timbro vocale forgiato e impostato sulle voci dei grandi interpreti della musica nera, come Al Jarreau e Isaac Hayes.

Accompagnato dalla sua band Mario Biondi ha eseguito con grande carattere e inconfondibile timbro vocale alcuni brani del suo repertorio, inscindibilmente legati al suo successo internazionale. La sua voce calda e mediterranea e il suo caratteristico timbro vocale che molto deve allo studio delle voci dei grandi interpreti della musica nera e del soul americano, hanno entusiasmato la folla belgradese e internazionale di appassionati, che ha ricambiato con lunghi e ripetuti applausi. Mario Biondi ha salutato il pubblico belgradese con un bis fuori programma: la bella e intramontabile canzone di Bruno Martino ''Odio l'estate'', che, con la sua inconfondibile calda e piena voce mediterranea, ha risuonato nei grandi spazi della Fortezza del Kalemegdan, che domina la confluenza di Sava e Danubio.

 

Fonte: Ansa

Bari / Nuove professioni nello spettacolo dal vivo: quale futuro?

16 luglio 2014 - BARI - Quali le nuove figure professionali nel settore dello spettacolo dal vivo?  Quali gli standard qualitativi, i processi di formazione, le certificazioni in Italia e in Europa? Ed in Puglia che succede? C’è mercato, c’è futuro? A queste ed altre domande cercherà di rispondere il seminario “Nuove professioni nello spettacolo dal vivo: sperimentazione in Puglia e confronto transnazionale”, organizzato per il 17 luglio prossimo nell’Officina degli Esordi (ore 9.00/17.00, via Crispi, 5) da I.FO.C.  Azienda speciale della Camera di Commercio, in collaborazione con Bass Culture Srl, nell’ambito dei Progetti “Responsabile della promozione del pubblico” e “Responsabile della produzione, distribuzione ed organizzazione di eventi di spettacolo dal vivo”,  finanziati dal PO PUGLIA F.S.E. 2007/2013 - Avviso  8/2012.

L’iniziativa rientra nella sperimentazione, promossa dalla Regione Puglia a seguito della recente adozione del Repertorio Regionale delle Figure Professionali e del Sistema Regionale di Competenze, per la validazione dei percorsi formativi del settore dello spettacolo dal vivo e l’adeguamento delle relative performance professionali agli standard europei.

Si tratta di un’azione di sistema che vede il coinvolgimento dei partner transnazionali “TIJ Events” - Londra, importante produttore e distributore di spettacoli di artisti italiani in Europa e “CDSD Kft” - Budapest, appartenente alla rete che gestisce lo “Sziget Festival” e altri prestigiosi eventi.

All’incontro parteciperanno, oltre ai partner di progetto, rappresentanti di: Regione Puglia, Distretto Puglia Creativa, Teatro Pubblico Pugliese, Assomusica, Teatro Kismet OperA, Università degli Studi di Bari, IISS Ettore Majorana di Bari.

Fonte: www.agoramagazine.it

Se non paghi non suono

25 luglio 2014 - Sulla rete è boom dello streaming musicale, ma i guadagni per gli artisti sono sempre meno. Così parte la guerra delle star contro i giganti della Silicon Valley. Mentre YouTube, Google e Amazon avanzano.

Il pianeta della musica digitale è in pieno subbuglio. Il mese scorso YouTube ha minacciato di cancellare migliaia di video di Adele, XX, Arcade Fire, Sigur Ros, Vampire Weekend, Arctic Monkeys,
Radiohead perché le etichette indipendenti che li producono hanno rifiutato di sottoscrivere i nuovi
termini contrattuali proposti dal gigante californiano (un miliardo di visitatori al mese) per un nuovo
servizio a pagamento, YouTube Music Pass, che partirà alla fine dell'estate.
La formula dell'abbonamento - accesso illimitato alla musica e possibilità di scaricarla per ascoltarla
offline - è già offerto da piattaforme come Spotify, Weezer e Pandora, ma finora non da YouTube. I
compensi riconosciuti alle etichette e di conseguenza agli artisti variano a seconda della loro forza
contrattuale. Le tre label maggiori (Universal, Sony e Warner) anche nel caso di YouTube Music Pass
hanno trovato un accordo, le piccole, tra cui XL Recordings, 4AD, Matador, Domino Records, che
rappresentano il 10% del mercato ma anche la musica più innovativa, si sono rifiutate. "Spotify, Rdio,
Rhapsody e altri servizi ci trattano in modo equo", dice Rich Bengloff, presidente della American
Association of Independent Music. "Lo stesso non si può dire per YouTube". Sulla questione è stato
sollecitato persino l'intervento del Commissario europeo per la concorrenza Joaquìn Almunia, cui si sono
rivolte le etichette, sostanzialmente accusando la piattaforma di bullismo. Per ora la "rappresaglia" di
YouTube contro i ribelli è rinviata e si è riaperto uno spiraglio. Ma cosa accadrà in futuro?
La lotta tra Davide e Golia - che ricorda quella nel campo degli ebook tra Amazon e Hachette - si iscrivein realtà in una guerra molto più ampia e sanguinosa tra artisti, etichette di serie A e B, e giganti dello
streaming che sta inesorabilmente rivoluzionando non solo la nostra maniera di consumare la musica ma
minacciando la sopravvivenza dell'industria. "Una volta la musica era strettamente legata al disco: l'unico
supporto per venderla, possederla e riprodurla. Oggi è dentro tantissimi contenitori della rete ed è
diventata subalterna al mondo digitale e alle sue logiche, che le riconoscono un valore economico
bassissimo. La si può trovare ovunque e se ne può ascoltare gratis talmente tanta da creare uno stato di
ubriacatura perenne", dice Bruno Pasini, consulente musicale.
Lo streaming sta diventando sempre più popolare - cosa che non si aspettava nessuno - tanto da aver
arginato il fenomeno della pirateria. Perché "possedere" musica quando possiamo ascoltarla gratis - con i
banner - o con un abbonamento irrisorio (Spotify chiede da 4.99 euro a 9.99 euro al mese)? Ma le
conseguenze sono devastanti. Di fatto sta uccidendo il download ufficiale esattamente come il download
aveva fatto con i cd: secondo dati Nielsen nei primi mesi del 2014 i download di musica digitale negli
Usa sono scesi del 15% per gli album e del 13% per i single rispetto allo stesso periodo del 2013,
mentre il volume dello streaming a pagamento è aumentato del 42%. In Svezia le entrate dell'industria
arrivano per il 95% dallo streaming. Una "super-radio" come Spotify, che in Svezia è nata, è arrivata a
10 milioni di iscritti. E i soliti noti della Silicon Valley si sono tempestivamente tuffati sul business.
Amazon, il mese scorso ha lanciato Prime Music. Google, proprietaria di YouTube, si è appena
comprata Songza, servizio di radio in streaming, mentre Apple, che vede assottigliarsi le vendite su
iTunes, si è aggiudicata a maggio Beats by Dr Dre per 3 miliardi di dollari.
Il mondo delle classifiche si sta adeguando. Nel Regno Unito, dove gli streaming settimanali sono saliti
dai 100 milioni del gennaio 2013 ai 260 milioni dello scorso maggio, le charts ufficiali (UK Top 40)
hanno appena iniziato a contare non solo i download ma anche i dati aggregati di Spotify, Deezer,
Napster, Xbox Music, Music Unlimited, Rara. "È una buona cosa. Per essere giuste le chart devono
riflettere il modo in cui la gente consuma la musica", dice Dan Smith dei Bastille, la cui Pompeii è la
canzone più popolare di tutti i tempi on line.
Secondo le stime di insider come Marc Geiger, capo della divisione musicale di William Morris Endeavor's, in meno di 10 anni gli iscritti allo streaming potrebbero toccare i 500 milioni. Tanta diffusione
è positiva: i musicisti indipendenti hanno conquistato migliaia e migliaia di fan a costo zero di promozione.
"Questi servizi permettono di raggiungere il mondo intero in un istante. Il solo problema di oggi è che tutti
hanno una voce", dice Bob Lefsetz, critico dell'industria musicale americana. "E quelli che si lamentano,
una volta non li ascoltavamo neppure. Ignorateli. Concentratevi sui vincitori. Spargete la voce".

Ma il ragionamento non convince tutti. Qualche mese fa John McCrea dei Cake, ha dato vita a Content Creator Coalition, un movimento che aggrega i creatori di contenuti per fare massa critica contro le grandi corporation. Dice: "Tanto tempo fa le label regalavano musica alle radio nella speranza di guadagnare dalle vendite di quella registrata. Ma ora che la gente non la compra più, non funziona. Vero, essere trasmessi può aiutare una band emergente a vendere biglietti per i propri concerti. Ma è difficile fare i tour a 60 o 70 anni. Ed è disonesto argomentare "Oh, ma voi avete un sacco di esposizione", quando per un brano ascoltato su Spotify veniamo pagati una frazione di centesimo di dollaro".
"Con la crescita di Internet, quello che doveva essere un livellamento utopico del campo da gioco, una
democratizzazione per tutti, sta diventando una forma di apartheid culturale", dice Alison Wenham, chief
executive di Worldwide Independent Network, un'organizzazione che raggruppa le label indipendenti.
"Internet ha contribuito al successo dei colossi, che vengono riempiti e ricavano profitti dai contenuti degli
artisti. Per quanto riguarda la visibilità, parliamone. Per chi non è già un po' conosciuto, è come essere
sulle pagine di un elenco telefonico: per trovarti qualcuno ti deve voler cercare", dice Giordano Sangiorgi,
presidente di AudioCoop e patron del Mei (Meeting delle Etichette Indipendenti) che ha aderito alla
rivolta contro YouTube.
Le grandi label non hanno di che lamentarsi, anche perché in molti casi fanno parte delle società a cui vendono i cataloghi: tanto per capirci, il 25% di Spotify è di tre big, Sony, Universal e Warner. Ma
quanto ricavano gli artisti? Dipende dalle case e dagli accordi individuali, ma si stima che ricevano
appena il 6-10% dei ricavi. Per questo molti di loro - da Radiohead a Coldplay a Bob Dylan e Black
Keys - hanno da tempo ritirato molti dei loro album da Spotify e altri servizi di streaming. In un'intervista
sul sito di Sopitas Thom Yorke ha definito Spotify "l'ultima scoreggia disperata di un moribondo",
ribadendo: "Da musicisti dobbiamo combattere il fenomeno. Quello che sta succedendo è l'ultimo rantolo
della vecchia industria. Una volta morta, cosa che succederà, accadrà qualche altra cosa". Aggiunge
Sangiorgi: "Non è possibile che in Italia YouTube fatturi 800 milioni di euro e i musicisti siano pagati cifre
infinitesimali. Se su un cd da 20 euro una volta prendevano il 30%, oggi una visualizzazione su YouTube
rende lo 0,30%. Vanno rivisti i rapporti di forza. Le aziende devono garantire un equo salario agli operai
della cultura creativa. Il decreto del ministro Franceschini sulla copia privata (la tassa sui dispositivi che
registrano contenuti audiovisivi, ndr) va nella giusta direzione".
Andrebbe ripensato il modello di business. "Ma è molto difficile. Perché questo sistema non è più lineare
ma polverizzato, addirittura liquido, incontrollabile e ancora in evoluzione", dice Pasini. "In più da
consumatori ci siamo abituati a non pagare. E da questa strada non si torna indietro". "Se consumatori e
grandi corporation traggono vantaggi da questa tecnologia, gli artisti ci perdono", sintetizza David Byrne
nel saggio Todo Mundo: How Will the Wolf Survive: Can Musicians Make a Living in the Streaming
Era? "Alla fine il modello non sarà sostenibile, i contenuti si esauriranno. Lo streaming on demand è oggi
come un network di distribuzione di fast food migliore e veloce che non solo elimina i piccoli negozi ma
anche gli agricoltori". Sarà la fine della musica?

Le cifre in Italia
Il fatturato totale della musica in Italia si aggira sui 119 milioni di euro. Di questi, 39 vengono dal digitale
che è così ripartito: 24 milioni dal download, 6 milioni dallo streaming audio (aumentato in un anno del
180%) e 9 da quello video, in lieve decrescita (2%). Gli indipendenti hanno il 35% del mercato dei
singoli e il 25% del mercato degli album. A Faenza i prossimi 26, 27, 28 settembre ci sarà il Festival del
Mei (Meeting delle etichette indipendenti) dedicato a Roberto Freak Antoni in cui, oltre al tema affrontato in queste pagine, si parlerà molto di musica live, e di innovazione e start up. Tra i partecipanti: Tre allegri ragazzi morti, Eugenio Finardi, Zibba, Rezophonic e Francesco Baccini.

Fonte: D la Repubblica

Vulfpeck, la band che, suonando il nulla, ha guadagnato 20.000 dollari

26 luglio 2014 - Il gruppo statunitense di origini ebraico-tedesche, con base a Los Angeles, ha caricato sulla nota piattaforma di streaming musicale Spotify un album di tracce silenziose. Portandosi a casa una piccola fortuna.

Jack Stratton, Theo Katzman, Woody Goss & Joe Dart hanno già pubblicato quattro album a nome Vulfpeck non ricevendo elogi né denaro. E, alla fine, forse a causa della frustrazione (ma alcuni lo chiamano genio), hanno pensato di dare alle stampe - si fa per dire - un nuovo progetto: si intitola Sleepify (si potrebbe tradurre come "Dormify") che, giocando con il nome della celebre piattaforma di streaming musicale Spotify, ci racconta di un album buono per conciliare il sonno. Tanto che le dieci tracce che lo compongono, dai simpatici titoli z, zz, zzz, zzzz e via dicendo, sono tracce prive di alcun suono.

La band ha anche dato al proprio pubblico virtuale le indicazioni d'ascolto: Sleepify, della durata di cinque minuti, va gustato a ripetizione durante tutto il ciclo di sonno. Ognuno dei fortunati "ascoltatori" che avesse seguito ligiamente le istruzioni, si sarebbe guadagnato un ingresso gratuito al prossimo concerto (silenzioso?) della band. Al costo tutto sommato accettabile di 0,005 dollari a traccia (0,0004 centesimi di Euro), i Vulfpeck alla fine hanno racimolato ben 20.000 dollari, quasi 15.000 Euro.

Nonostante il pubblico entusiasta dell'impresa gli avrebbe forse donato altri soldi da impiegare in un tour futuro, Spotify non ha molto gradito, rimuovendo le tracce silenziose dopo un mese di streaming. Mettendo tutto a tacere definitivamente.

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