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La musica su Youtube? È solo il 4 per cento del totale

I video musicali rappresentano solo il 4.3 per cento dei video su Youtube, secondo i dati dell’agenzia Pexeso, con base a San Francisco. Sono invece il 33.4 per cento gli account relativi ai videogiochi e il 18.9 quelli di intrattenimento generale.

È alto anche il numero di account con contenuto generato dagli utenti, con un 14.3 per cento. Insomma, la musica è quasi al gradino più basso, superata anche dallo sport.

L’industria musicale e YouTube si trovano su due lati molto opposti: la prima parla del 40 per cento di consumo musicale contro un 4 per cento dei profitti per loro, il canale dice invece che gli account sono solo il 2.5 per cento del totale. Secondo il nuovo studio, invece, l’utente medio passa solo un’ora al mese a guardare contenuto musicale su Youtube.

Il cervello di Sting svela i segreti della musica

 

Sting ha deciso di prestare il suo cervello alla scienza. Il cantante si è infatti fatto fare una tac per cercare di capire come funzionino le connessioni nelle persone altamente creative come gli artisti. I risultati dello studio della McGill University sono stati pubblicati su Neurocase.

Al cantante sono stati sottoposti diversi generi musicali, dal pop al jazz, dal R&B, al tango, al rock, addirittura al Muzak. È così stato possibile «creare una mappa di come il cervello di Sting organizza la musica». I dati sono stati poi analizzati per cercare di capire quali canzoni siano simili ad altre per il cantante.

«Il cervello di Sting ci ha fatto notare connessioni fra brani musicali che conosco bene ma non ho mai messo in correlazione l’uno con l’altro» ha spiegato lo scienziato Daniel Levitin, riferendosi per esempio a Libertango e a Girls dei Beatles, oppure a Moon Over Bourbon Street, di Sting stesso, e Green Onions di Booker T. 

Star e social network, odio e amore

 

Le star di oggi sfruttano molto i social network ma non per tutte il rapporto è facile. Justin Bieber, per esempio, ha chiuso da poco il suo account su Instagram perché i fan hanno preso di mira la nuova fidanzata, Sophie Richie. Era forse anche stufo di litigare pubblicamente con la ex, Selena Gomez, sempre tramite il sito fatto per pubblicare foto. I fan, comunque, hanno gridato al tradimento.

Il cantante non è il primo a lasciare il suo account. Negli anni sono stati anche Demi Lovato, Sam Smith, Zayn Malik, AzealiaBanks, Miley Cyrus, Iggy Azalea, Halsey, Kanye West, deadmau5, Ed Sheeran e Nicki Minaj a sparire dai social. Anche Sinead O’Connor aveva annunciato l’addio nel 2011 dopo aver ricevuto troppi messaggi d’odio. Al suo ritorno ha specificato che i messaggi diretti a lei saranno letti prima da un assistente e cancellati.

Dopo la nascita del figlio anche Adele ha voluto una pausa da Facebook dopo che diversi troll hanno scherzato eccessivamente sul suo peso e sulla depressione post parto. Per Ed Sheeran, nel 2015, la decisione di cancellarsi dai social media era arrivata perché «voglio vedere il mondo con i miei occhi e non attraverso uno specchio». Demi Lovato ne ha invece avuto abbastanza dei litigi con i fan di Mariah Carey, con cui ha litigato tramite Instagram pochi mesi fa. È però tornata un giorno dopo. Lo stesso aveva già fatto nel 2012. È invece riuscita a farsi bandire da Twitter Azealia Banks, dopo aver insultato in modo omofobico l’ex cantante degli One Direction Zayn Malik.

Molto più equilibrata, almeno in questo campo, Katy Perry che di recente ha raggiunto i 90 milioni di follower su Twitter, un record assoluto, e ha composto l’inno delle Olimpiadi di Rio, Rise. Il trucco, ha spiegato alla rivista Mashable, è imparare come utilizzare in modo positivo l’attenzione che si genera. «Sono tutti sulle spine nel dire qualsiasi cosa, a volte sembra di dover leggere ogni notizia prima di parlare. So che tramite un bottone ho il potere di parlare con così tante persone, è uno strumento davvero potente. Bisogna però fare attenzione perché è più facile farsi del male».

Graceland, la casa di Elvis Presley ospiterà un nuovo complesso per la musica live

 

La casa di Elvis Presley, Graceland, tornerà a essere sinonimo di musica dalla primavera del 2017 grazie a un progetto che la vedrà trasformata in un centro per l’intrattenimento. Il Graceland Soundstage ospiterà sia musica live che spettacoli cinematografici e ospiterà fino a duemila persone.

Il complesso si potrà anche affittare per eventi privati. Lo sviluppo del sito è già costato 92 milioni di dollari per una prima fase, che ha visto la costruzione di un albergo che aprirà il 27 ottobre, e ora la seconda ne richiederà altri 45.

L’installazione Elvis: Past Present & Future permetterà inoltre ai visitatori di vivere un giorno nella vita di Elvis Presley. C’è, ovviamente, anche un grande museo che racconta i dettagli della carriera del Re e mostra, fra l’altro, la sua collezione di veicoli.

 

Accordo sull’hip hop per Apple

 

Apple stringe un accordo con Cash Money Records. Il brand di Cupertino ha deciso di lanciarsi nell’hip hop, il genere in cui è specializzata l’etichetta discografica che gestisce artisti come Lil Wayne, Nicki Minaj, Drake e Tyga.

È stato Bryan "Birdman" Williams, il co-fondatore dell’etichetta, ad annunciare l’accordo con una foto su Instagram. Apple sta cercando di attirare sempre più clienti per il suo servizio in streaming ottenendo l’esclusiva con diversi artisti.

Nel frattempo, sembra che l’azienda fondata da Steve Jobs sia anche in trattative per acquistare Tidal, il servizio di proprietà di Jay Z, Beyonce e Kanye West.

Lo stadio della Roma sarà gestito da AEG Facilities per gli eventi live

 

Lo stadio della Roma non sarà dedicato solo al calcio. La società ha stretto un accordo con la AEG Facilities per attività operative che riguarderanno i 52 mila posti, che potranno arrivare fino a 60 mila, in cui ci saranno anche un anfiteatro per la musica live, un museo e altre aree dedicate all’intrattenimento.

L’accordo partirà ancora prima della costruzione, nel 2017, mentre l’apertura è prevista per il campionato del 2019-2020.

Il progetto vale 2 miliardi di euro ed è previsto che porti molti introiti all’economia locale. Bob Newman di AEG Facilities ha commentato: «Sarà uno stadio davvero multiuso e non sarà solo la casa di belle partite di calcio ma anche di concerti, festival e altri eventi. Siamo felici di fare parte di questo progetto eccitante».

Corriere della Sera: Adele rifiuta l’invito al Super Bowl «Quello spettacolo non è musica»

Adele non si esibirà durante l’halftime show del Super Bowl 2017. Lo ha dichiarato lei stessa dal palco del suo concerto a Los Angeles venerdì scorso.La voce dall’ugola d’oro è stata più che esplicita riguardo ad una sua ipotetica partecipazione alla finalissima della National Football League: «Prima di tutto non mi esibirò al Super Bowl. Voglio dire, andiamo, quello show non c’entra nulla con la musica. E a me non interessa. Io non so ballare o fare qualcosa di simile. Loro sono stati molto gentili, me lo hanno chiesto, ma io ho detto no. Mi dispiace, forse la prossima volta, per il mio futuro album dance».
Parole chiare e documentate: il video della pubblica dichiarazione (in cui smentisce anche di essere incinta), infatti , la cantate di «Rolling in the Deep» e di «Hello» lo ha postato sul suo profilo Twitter.

Da Springsteen ai Coldplay

Evidentemente l’artista britannica da milioni di dischi non ha alcuna intenzione di seguire le orme di altri autorevoli colleghi che pure non hanno disdegnato l’invito a partecipare all’evento sportivo americano. All’halftime di quest’anno, ad esempio, si sono esibiti Coldplay, Beyoncé e Bruno Mars. Solo gli ultimi di una lunga fila di star che hanno preso parte allo show della finalissima della National Football League. Così, tanto per ricordare qualche nome: Katy Perry, Lenny Kravitz, Missy Elliott, Red Hot Chili Peppers, Madonna, The Black Eyed Peas. E su quel palco ci sono saliti perfino Bruce Springsteen, Rolling Stones e Paul McCartney. Un albo d’oro di tutto rispetto del quale Adele non vuol far parte. Almeno per il momento. Poi, chissà...

Gli autori giudicati da Tom Waits nella International Songwriting Competition

 

La International Songwriting Competition torna quest’anno con giudici come Tom Waits, Chris Cornell e Lorde. La gara riguarda gli autori di canzoni e vuole essere un’opportunità per aspiranti autori, che potranno far ascoltare i loro brani da veri professionisti, ma anche per gli altri già affermati.

Altri giudici di questa edizione saranno Bastille, India Arie, Keane, Ziggy Marley Donovan e Hardwell, oltre al presidente della Warner Bros. Records, Dan McCarroll, il presidente di Glassnote Records Daniel Glass e Craig Kallman, dirigente della Atlantic Records.

Nel 2016 sarà inclusa anche la categoria degli Unpublished, cioè artisti che non hanno ancora accordi per la pubblicazione. Fra i vincitori degli anni passati ci sono Vance Joy, Gotye, Bastille, The Band Perry, Kimbra, Passenger, Kasey Chambers, Andrew Bird.

Le categorie coprono molti generi musicali, dal folk al jazz al comico. L’ultima data utile per registrarsi al concorso è il 9 settembre.

La musica aiuta gli atleti, anche a Rio

La musica fa la differenza anche nello sport. Gli atleti ricevono una carica maggiore quando possono muoversi a ritmo, tanto che la federazione per l’atletica americana aveva bandito, nel 2007, l’uso di auricolari durante le gare.

Ora, i ricercatori della Georgia Southern University hanno cercato di rispondere al perché questo accada. In primo luogo, la musica distrae dalla fatica, stimola la prestazione, diminuisce sensazioni di rabbia e depressione e, in caso il ritmo sia veloce, rende più rapidi anche i movimenti. D’altronde, nel pattinaggio di figura la colonna sonora è una parte fondamentale dell’esercizio.

I ricercatori hanno così misurato i livelli di atleti del college in discipline come calcio, football e tennis. Hanno osservato la performance con e senza musica, accorgendosi che nel primo caso gli sportivi erano aiutati a prepararsi mentalmente e a controllare il loro umore. Secondo la Brunel University la musica accresce anche la resistenza del 15 per cento.

Alcuni atleti canadesi che partecipano alle Olimpiadi di Rio de Janeiro hanno inoltre spiegato a Thump Canada che la musica aiuta a combattere il nervosismo, e condiviso le playlist nei loro iPod. Il corridore Mohamed Ahmed spiega di avere canzoni molto ritmate, come brani di Eminem, ma anche altre più lente, come Hero di Mariah Carey. Anche il velocista Aaron Brown mescola gli stili, cercando di ottenere un umore «calmo ma serio». 

Sondaggio sul porto di armi da fuoco, negli Stati Uniti i locali sono contrari

I problemi sempre crescenti riguardanti la sicurezza agli eventi pubblici si stanno ripercuotendo anche sui locali che si trovano in Stati americani dove vige la legge dell’open carry, cioè la possibilità di portare un’arma da fuoco in vista. Sono 45 gli Stati americani che lo consentono, ma prevedono anche la possibilità per i locali privati di prendere misure restrittive nei loro spazi.

Secondo lo studio 2016 Firearms in the Venue Study, realizzato dalla International Association of Venue Managers (IAVM), i proprietari dei locali hanno dovuto creare delle misure, spesso con aumento dei costi. Il 33 per cento dei locali ha dovuto prendere precauzioni, che sono costate al 60 per cento di loro meno di 10 mila dollari, mentre un 20 per cento ha contenuto i costi sotto i 50 mila e un altro 20 per cento ha dovuto spendere più di questa soglia.

È diverso ancora il caso degli eventi in parchi, strade e piazze di proprietà pubblica perché in questi casi non è possibile applicare leggi diverse da quelle statali.

Solo lo scorso giugno a Orlando ci sono stati due incidenti mortali, nel primo è stata uccisa la cantante Christina Grimmie mentre firmava autografi, nel secondo sono morte 49 persone e altre 53 sono state ferite nel club Pulse. Il sondaggio è stato svolto a maggio, prima di questi eventi, ma in seguito vari politici, fra cui la candidata democratica alla presidenza Hillary Clinton, hanno chiesto leggi più severe sulle armi.

Per lo IAVM, comunque, la possibilità di portare armi in vista è negativa, come ha confermato il 61 per cento dei membri, anche se la legge è piuttosto confusa anche a livello statale e locale.

Il festival South by Southwest, in Texas, vieta l’ingresso a chiunque abbia un’arma, mentre gli organizzatori di un festival a Memphis, Tennessee, sono stati contrastati nella decisione di vietare l’ingresso di armi perché il parco dove si svolgeva il festival è pubblico. È stato il procuratore generale Herbert Slatery a sostenerlo, mentre l’ex capo della polizia di Memphis James Bolden ha spiegato che questo atteggiamento può solo portare «al disastro».

 

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